Perché i film italiani degli anni '60 e '70 sono così belli e registi e attori fuori dal comune come Monicelli, De Sica, Nanni Loy, Gassman, Tognazzi, Manfredi e Mastroianni non sono stati succeduti da una generazione di registi ed attori bravi quanto loro?
Cosa si è perso, nell'arco di queste 2 ultime generazioni?
E' il pubblico italiano che ha un livello culturale penoso e i film vengono prodotti di conseguenza (o non vengono prodotti affatto) o il problema è che al momento non abbiamo sceneggiatori, registi e attori cinematografici degni di questo nome, salvo rarissime eccezioni?
Mah, come che sia, complice il fatto che invecchiando sto diventando insonne (moh, più di 5 /6 ore a notte non riesco a dormire), stamani presto ho visto "Signori e Signore, buonanotte" un film ad episodi di vari registi, tra cui i suddetti Monicelli e Loy.
Il livello del film, nel complesso, non è eccelso, ma ci sono 2 episodi e, in particolare, 2 specifiche scene che hanno dell'opera d'arte.
Il primo, "Il personaggio del giorno - Poco per vivere, troppo per morire", è una satira sociale in cui Tognazzi interpreta un ex-perito ormai pensionato che finge di contentarsi della sua indigenza, ma che di fatto è un disperato che deve sopravvivere con una miserabile pensione di 32 mila lire al mese (che, all’epoca, erano veramente pochi, forse l’equivalente di una sessantina di euro odierni mensili). Menelao Guardabassi, a fronte della domanda che chiude l’intervista del giornalista che sta facendo un servizio di lui, "Ma da quanto è che non mangia un filetto?!", ha una crisi isterica così magnificamente interpretata da lasciare a bocca aperta. A parte la bravura dimostrata per tutta la durata dell’episodio da Ugo Tognazzi, il finale strazia.
L'altro episodio è con Nino Manfredi, che ne "Il Santo soglio", interpreta un cardinale che finge di essere moribondo e rincretinito con l’intento accuratamente pianificato di essere nominato "Papa di transito".
Quando diviene Pontefice a seguito di una lotta di potere che lo aveva visto protagonista come ago della bilancia, dismette i panni del malato rimbambito, e, con uno sguardo da gelare letteralmente il sangue, rivela la sua natura cinica ed assassina ("10 anni malato, me so' dovuto fingere"), facendo immediatamente decapitare i 2 cardinali che nella loro smania di potere lo hanno portato ad essere Papa non solo senza volere, ma proprio con l'intento di sfruttarlo biecamente, e da manipolatori quali parevano si dimostrano invece come dei burattini spietatamente manipolati.
Un altro film memorabile di quell'epoca che ho visto 2 volte, di recente, è "Boccaccio '70", e che prendo di nuovo ad esempio di “film così non se ne fanno più”. Anche esso ad episodi, con il bellissimo "Renzo e Luciana", chiaro riferimento ai Promessi Sposi, parla di un Italia in pieno boom economico, magnificamente vitale, magnificamente in bilico tra arretratezza sociale e culturale e spinta in avanti, di un mondo dove la classe operaia ed impiegatizia è soggetta a regole sociali terribili, ma, malgrado ciò, la felicità non è un mito irraggiungibile. Se si è innamorati e ci si contenta di un termosifone caldo al mattino, si può comunque vivere una bella vita (il finale non solo è lieto, ha una levità ed una purezza che lascian disarmati).
Insomma, non solo roba così non se ne vede più, ma c’è una penuria di idee, di capacità e professionalità da farti pensare che, forse, il problema sta nello Zeitgeist.
Imho, uscendo dal fighettismo intellettuale insito nell'usare la parola "Zeitgeist" (che però è bella e suona da dio come Gestalt), forse il punto è tutto lì: il cinema non è altro che uno dei tanti riflessi della fase storica e sociale che l’Italia sta vivendo, quindi non può che produrre cialtronerie di basso livello o stronzatone à la De Sica (De Sica! Figlio di cotanto padre!).
Per finire con una bella domanda da 6 milioni di euro: mi chiedo, sono io un nostalgico, un trombone, un intellettualista pipparolo (nel senso delle "pippe mentali") o, davvero,
il cinema italiano contemporaneo è, semplicemente, morto?
p.s.: c'è poi un particolare meta-cinematografico, a chiudere l'episodio "Il Santo Soglio", che mi ha lasciato a bocca aperta: quando la cinepresa esce dal bugigattolo che è l’umile dimora di Felicetto de li Caprettari (condivisa con un ex mignotta che le fa da badante), dalla cui finestra si intravvedeva la Roma del '500, lo scenario si disvela per ciò che è: quella che pareva una città con monumenti ciclopici e San Pietro sullo sfondo è in realtà un piccolissimo studio di posa, dove le statue sono modelli alti 2 metri e San Pietro è una riproduzione alta 50 cm nemmeno completa, ma solo abbozzata sul fronte... Il cinema che mostra i suoi trucchi, dopo che un sipario che è una tendaccia traforata ha chiuso le scene. Magnifico, assolutamente da vedere.
p.p.s.: ma com'è che i miei "quick post" di "quick" alla fine non hanno una pippa?! mah, e sì che io ad essere sintetico ci provo!
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