(Quest'articolo l'ho già postato, lo so, e non una ma due volte, ma il punto è che, come miei altri articoli, è come una pianta mutagena che, ogni tanto, non solo cresce da sé in modo abnorme: da' nuovi ed inaspettati fiori. E, vista la piega che sta prendendo l'Islam estremistico in questo periodo, non potevo non mostrarveli...)
"Dominus illumina mea".
Queste parole si ripetono all’infinito sulle volte a crociera della Biblioteca Bodleiana di Oxford, che, per chi come me prima di leggerne non lo sapesse, dopo la Biblioteca Malatestiana fu la seconda biblioteca pubblica del mondo moderno (la sua fondazione risale al 1602).
Tradotte significano una frase che, per certo, avrete sentito “millanta e millanta volte”: “Il Signore è la mia Luce”.
Questa asserzione, nel Medioevo e nel Rinascimento, stava a significare che, per i sapienti, non c’era conflitto tra fede e ricerca (forse avrei dovuto scrivere “Fede”) , anzi, vi era una compenetrazione feconda.
Il Razionalismo, portato dalla “Rivoluzione dei Lumi”, dice Riccardo Chiaberge nel suo bellissimo libro interlocutorio “La variabile Dio”, avrebbe capovolto questa visione del mondo, facendo corrispondere la “Luce che tutto illumina” alla “Ragione”. All’epoca dei lumi si riteneva che essa si sarebbe evoluta in un solo senso, ovvero che si sarebbe accresciuta e avrebbe scacciato via le tenebre dell’ignoranza da ogni dove.
Purtroppo la Storia insegna che non è stato affatto così. Richard Feynman, uno dei maggiori geni della Fisica del Novecento, ad esempio, pensava che “la grande accumulazione di conoscenze su come si comporta il mondo fisico non fa che convincerci del fatto che questo comportamento ha una sorta di assenza di significato”. Steven Weinberg rincarò la dose, dicendo: “Più l’universo ci appare comprensibile, più ci sembra senza senso”. E Isaac Asimov, uno dei grandi della fantascienza del Novecento, sembrò chiosare asserendo: “In ogni secolo gli esseri umani hanno pensato di aver capito definitivamente l’universo e, in ogni secolo, si è capito che avevano sbagliato. Da ciò segue che l’unica cosa certa che possiamo dire oggi sulle nostre attuali conoscenze è che siano sbagliate”.
Questo è uno dei motivi che mi fa da sempre condividere la logica socratica e popperiana dell’”Io so di non sapere”.
In altri termini, io, per quanto sia un razionalista convinto, di fatto non posso che prendere atto che la logica umana – o la “mente umana”, in generale, se preferite – quando ci si addentra in dati ambiti, altro non è che un fioco e debole lumicino, su cui, paradossalmente e crudelmente, basta soffiare con le stesse armi che la Ragione e la Logica ci offrono per farci precipitare di nuovo nelle tenebre da cui credevamo illusoriamente di essere usciti.
Ah, per specificare e riconoscere i giusti crediti intellettuali a chi se li merita: questo post nasce dal bellissimo articolo scritto sul numero 216 di Focus, dal grande (almeno, per me, si sta dimostrando tale) Kevin Kelly, giornalista e blogger acuto ed intelligente, che, da qualche tempo, ha preso, appunto, a collaborare per la rivista succitata.
Il titolo dell’articolo è “Dio? Lo ha trovato Darwin”, e, come già feci per un bellissimo articolo apparso anni fa su Newton che affrontava in maniera comprensibile il problema della tematica “Cosa c’era prima del Big Bang” (e, chi vuole leggerlo, lo trova qui: http://asmodeo.typepad.com/correnti_alternative/2007/10/spazio---ultima.html ), naturalmente non mi limiterò a fare una banale trasposizione dell'articolo citato di Kelly, ma ve lo riporterò, inframmezzato coi miei commenti, e, quindi (preoccupante per voi) farcito coi miei affilatissimi ragionamenti (;-)).
Dunque…
L’attacco dell’articolo, che, già in sé, ti smantella, ateo, teista o credente che tu sia, in sostanza, può ricondursi concettualmente a questo: “Non esiste definizione di Dio che sia priva di contraddizioni. Qualsiasi definizione di Dio implica e comprende molteplici infiniti, e le infinità, inevitabilmente, finiscono con l’intersecarsi tra loro, generando contraddizioni - apparentemente - irrisolvibili” (e io dico "apparentemente" perché sto usando la mia mente, quindi, la logica umana, e, quindi, uno strumento che è un’arma a doppio taglio, utile e disutile al tempo stesso, specie quando si entra nell’ambito della metafisica; ma ciò non deve necessariamente significare che, per intelletti superiori al nostro, come afferma Kelly, le “infinità intersecantesi” sopra citate in realtà siano per loro/essi quanto di più lineare e cristallino possa darsi).
Tra parentesi, un piccolo excursus (ma non troppo, perché, di fatto, entriamo nel merito specifico dell’infinità rappresentata dall'eternità): sopra citavo “La variabile Dio”, e l’ho definito un libro “interlocutorio” perché è una doppia intervista, ad Arno Penzias da un lato, Nobel scopritore della Radiazione Cosmica di Fondo, e Richard Coyne dall’altro, gesuita che fu uno dei responsabili della Specola Vaticana (l’unico ente in seno alla Chiesa, che, a mio giudizio, sia dotato di un qualche senso). Sapete come tale libro si conclude? Con Penzias che, a microfoni spenti, racconta di come, suo nipote, a 7 anni (7!!!) sia divenuto ateo perché si è posto la presente domanda: “Chi ha creato Dio? Dio stesso?”.
In ogni caso, per riprendere il filo del discorso, quando consideriamo un Essere (o un Ente, o chiamatelo come più vi aggrada) “Infinito in ogni direzione”, se analizziamo la sua realtà secondo le armi che la Logica e la Ragione ci danno, finiamo, inevitabilmente, in un mare magnum di contraddizioni difficilmente risolvibili.
Cominciamo con l’onnipotenza.
Cercate, senza pregiudizi fideistici e usando le sole armi della logica, di rispondere a questa semplice domanda: “Dio sarebbe capace di creare un masso così pesante che nemmeno egli stesso sarebbe in grado di sollevare?”
Come dicevo in un mio post pubblicato su Face, in generale e a ad una mia amica in particolare (Claudia, ovviamente sei tu), attenti a come rispondete (e il tono vuole essere ironico, non minatorio).
Se rispondete sì, “Dio può creare un masso così pesante che nemmeno Lui stesso potrebbe sollevare”, non vi viene un dubbio?
Se non vi vengono dubbi, vi aiuto io (e, di nuovo, scrivo fuor di ogni ironia): ragionate, se potesse creare un tale masso, non potendolo sollevare, non sarebbe, di fatto, onnipotente.
Se rispondeste no, “Dio non può creare un masso così pesante che nemmeno Lui stesso potrebbe sollevare”, ebbene, credo che il mio aiuto sia superfluo, perché non potendolo creare, non sarebbe, di nuovo, ed in maniera questa volta più palese e meno sottile, onnipotente.
Passiamo poi ad un altro dei tanti paradossi logici in cui ci si imbatte usando semplicemente "la Logica": quello generato dall’onniscienza.
L’onniscienza è “Il demone di Laplace” che si fa realtà. Tale principio afferma: “Possiamo considerare lo stato attuale dell'universo come l'effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un'unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell'universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro, proprio come il passato, sarebbe evidente davanti ai suoi occhi”.
Ma di nuovo, vi pongo una domanda tagliente.
Un tale essere, a vostro giudizio, sarebbe dotato di Libero Arbitrio?
Evidentemente, no, e, pensateci, sarebbe un essere ben miserando.
Credetemi, voi che credete, non è blasfemìa, è, di nuovo, solo logica in essere.
Pensateci bene: come si fa ad essere assieme infinitamente onniscienti e dotati di libero arbitrio? Non si può, perché chiunque fosse onnisciente, sarebbe, infinito nei tempi o limitato nel tempo non importa, congelato nelle sue decisioni. "Costui" (o "Costei", e le virgolette sono d'obbligo, visto che parliamo di un'Entità Superna e non di un essere materico) non potrebbe agire sulla sua realtà, perché, conoscendo presente, passato e futuro, dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo, non potrebbe nemmeno modificare le sue stesse scelte.
Ciò che deve accadere, di fatto, è come se fosse già accaduto, perché il Demone di Laplace rende l'universo così rigidamente deterministico che illudersi di potere cambiare qualcosa non è solo impossibile, è semplicemente in contrasto con le ipotesi di base che regolano un tale mondo.
Qui non si tratta di potere deviare il corso degli eventi; non si tratta di esperire scelte consapevoli proiettate nel futuro... Si tratta di vedere accadere le cose come si sapeva che sarebbero accadute, perché così era pre-ordinato che accadessero.
E, se siete sulla poltrona di comando, se fate parte dell'Universo, voi stessi avete pre-ordinato che andasse così.
E se vi chiedeste: ma se posso determinare a priori il movimento atomico delle cose, perché devo mettermele contro? Naturalmente, potreste pre-ordinare un universo perfetto, ma quella che di fatto pare essere l'illusione dell'indeterminismo si perderebbe del tutto e, cosa più probabile di tutte, nessuno s'abbandonerebbe a masturbazioni mentali come questa.
Pensateci, scevri e liberi dai pregiudizi che purtroppo la Fede Cattolica ha inculcato in noi tutti, l'assenza di libero arbitrio pare un'aberrazione ed un'abominazione al tempo stesso. Potrei accettarlo filosoficamente per l’Uomo, ovvero potrei arrivare a credere, come asseriscono diversi pensatori moderni, che il Libero Arbitrio sia per noi un elaborato inganno mentale, e, che, di fatto, altro non siamo che raffinatissime macchine senzienti condizionate dall'ambiente e dai suoi stimoli ad un punto tale che non abbiamo la capacità di discernere e scegliere alcunché, ma qui siamo su un piano così diverso che il significato dell'espressione Libero Arbitrio riferito alla divinità in contrapposizione con il Libero Arbitrio umano sposta il discorso su tutt'altro livello... Insomma, sono due quaestiones del tutto imparagonabili. E se riesco ad accettare che l'Uomo sia un robot biologico le cui scelte sono precondizionate dall'ambiente e soprattutto dalla sua stessa natura, per un Ente Superiore non riesco proprio ad ammettere che dando il "la" al cosmo egli-esso stesso si sia e ci abbia impelagati in un orrido ed agghiacciante tunnel di non scelte (a dirla tutta, vedendo come va il mondo, mi pare una concezione delle cose folle, e spero proprio non sia così, perché saremmo figli d'un Dio perverso). Infatti, tornando alla condizione umana, e, nella fattispecie, egoisticamente, alla mia: di obbligo in obbligo, di condizionamento in condizionamento, probabilmente io per primo sarei stato fottuto. Io, che ho la mania del controllo, ma che sono sempre stato condizionato dalle tentazioni e spesso sopraffatto dalle stesse ("tempted by Control/controlled by Temptation"), non avrei mai esperito scelte consapevoli, mi sarei solo illuso di farlo. E ditemi se, anche una forma tale di ragionamento pare un deresponsabilizzarsi, non ci sarebbero gli estremi di un'inculata cosmica.
Ma questo non mi fa odiare Dio (lo chiamo così per comodità, tanto ci siamo capiti cosa intendo quando uso questo termine).
Come più volte ho detto qui, nel mio blog, non riesco ad essere ateo.
Io sono un teista (ma questo è un altro discorso che affronterò dopo), pertanto sono tutt’altro che ateo. Non fraintendetemi, non fate l'errore di credermi un religioso, perché così non è. Io penso la religione sia un grande male, e visto che, come spesso è capitato nella mia vita, qualcuno ha espresso molto meglio di me concetti cui sono arrivato di mio, vi invito a vedere il bellissimo e pungente "Religiolus" di Bill Mahler.
Guardate, stupite e ragionate.
Però, visto che amo contraddirmi; talvolta, anche se Dio è a mio parere impersonale e concettualmente lontano milioni di anni luce dalla condizione umana, bizzarro ma vero, mi sono scoperto a pregare. Non che riesca a rimproverami, quando capita, intendiamoci... Credo che anche l'ateo più convinto, alle volte, in preda alla disperazione, al dubbio ed al dolore, si trovi a pregare involontariamente, pertanto, perdonate il mio cedimento di teista che s'è trovato talmente nella merda da non potere far altro che rivolgersi a Dio e tutti i santi del paradiso.
Comunque, tornando ad esser seri ("Ah, perché, prima scherzavi?!", direte voi), ancora, eccovi un'altra infinità che si contraddice: come si fa ad essere infinitamente misericordiosi e giusti al tempo stesso?
Come si fa ad ammettere e tollerare, in quanto Dio, l’esistenza del Male?
Di nuovo, qui, cadiamo in uno nei paradossi ingenerati dall’onnipotenza, perché, sembra ovvio concludere che, un Dio che ammette e tollera il Male non sia un Dio misericordioso. E qui mi cito, tel quel:
“Se così fosse (se Dio fosse buono - nota del redattore - che poi son sempre io), come pretenderebbe la Bibbia, per quale ragione permetterebbe l’esistenza del Male?
Facendo un semplice ragionamento logico, è palese che i due concetti siano così contraddittori da non potere coesistere: se Dio è buono, non può essere onnipotente, dal momento che non riesce ad eliminare il male; se, al contrario, è onnipotente, non può essere buono, visto che permette l’esistenza del male. In altri termini, è una forza a-morale, o, quanto meno, sulle nostre scelte individuali e collettive non può e/o non vuole intervenire. Del resto, se lo facesse, posto che esista, distruggerebbe il Libero Arbitrio, e, forse, è più facile tollerare l'esistenza di un mondo in cui il male prospera, piuttosto che anche solo immaginare un mondo dove l'Uomo non sia affatto padrone delle sue scelte, giuste o sbagliate, infinitamente buone o infinitamente aberranti e malvagie che siano.
Un concetto esclude l’altro: le due cose, da un punto di vista insiemistico-booleano (so, so, questa battuta l'avranno capita in due - me compreso), non possono essere contemporaneamente vere (coesistere nel medesimo insieme).
E' curioso e straniante ammettere che se Dio esiste tolleri il male, non è vero?
Mi viene in mente il povero Primo Levi, schiacciato dalla constatazione che la Shoah dovesse necessariamente escludere l'esistenza di un Dio buono.
Se avete letto "Se questo è un uomo", vi ricorderete dell'episodio di Pikolo.
Ebbene, nel paragonare Ulisse al popolo biblico in particolare e alla condizione umana in generale, rammenterete la chiosa dell'evocazione che Primo Levi condivide con Pikolo, citando Dante che parla di Ulisse tra i marosi, con la sua nave, che sta per essere travolto dalla furia delle acque:
"...Tre volte il fe’ girar con tutte l’acque,
alla quarta levar la poppa in suso
E la prora ire in giù, come altrui piacque…
Infin che’l mar fu sopra noi rinchiuso."
In molti hanno ravvisato che quell'"altrui" non è soltanto la divinità gioviana, è proprio Dio, e quel suo funestarci, in certe fattispecie, fa pensare non tanto e soltanto ad un Ente amorale e indifferente, ma ad una divinità assente.
In queste condizioni, pensare ad un'Ente dalla bontà infiniterrima risulta piuttosto difficile.
Ma allora...
Se Dio non è infinità, cominciano a porsi dei problemi evidenti, che noi piccoli uomini dal senno limitato non riusciamo a superare, a meno di non abbracciare l’ateismo più cieco (secondo me profondamente irrazionale, ancor più dell'estremismo religioso e fanatico), o fare il “Salto di Razionalità” che richiede la Fede, e credere in un Dio parziale e concettualmente menomato, in un desiderio fine a sé stesso che prescinde dal volersi semplicemente porre queste problematiche.
E, credetemi, tra coloro che hanno questo desiderio mi ci metto pure io.
Non riesco e non posso farne a meno: sarò apparentemente incoerente, ma, di fatto, se c'è qualcuno che è riuscito a fare quello zompo metafisico, in definitiva, son stato proprio io.
Il problema è di categorie mentali e di capacità percettiva: i limiti sono nostri e solo nostri.
Mi spiego meglio: se penso all'Universo Mondo ed alla sua bellezza, complessità e mostra di perfezione meccanica (del tutto incomprensibile ed incoerente, come la nostra incapacità di dimostrare una Teoria del Tutto sembra indurci a credere), tanto nell'infinitamente piccolo quanto nell'infinitamente grande, non riesco a prescindere da un "Creatore".
Di fatto, i problemi e le spiegazioni sono tutti in questa piccola frase: noialtri essere umani, pur con la limitatezza delle nostre menti, facciamo fatica ad ammettere l’esistenza di un Essere Superiore che non sia infinito in tutte le direzioni, ma, anche ammettendo ciò, facciamo ancora più fatica ad ammettere che l'Universo Mondo, compreso tanto quanto ci circonda tanto quanto lo occupa (ovvero, tristemente, almeno per ora, fino a prova contraria, solo noi), emerga a-casualmente dal Nulla.
In breve, meglio un Dio eventualmente difettivo e parziale, concettualmente menomato (ma questo è tutto da dimostrare, perché, dicevo, magari il problema è solo nella limitatezza dei nostri intelletti), che nessun Dio.
E, adesso, viene sia la parte più affascinante dell’articolo di Kelly, sia una serie di concetti che si aggancia a quanto ho scritto circa la possibilità di un Universo senza Dio, in buona parte contraddicendone la necessità.
Prima citavo l’ateismo, e l'ho accostato all'espressione “profondamente irrazionale” (ma queste sono parole mie, non di Kelly, tengo a precisarlo, inoltre, leggete quanto ho appena sopra scritto).
Negare tout court l'esistenza di un "principio creatore" è altrettanto improbo che ammettere che Dio è un essere onnipotente, onnisciente ed infinito nel tempo.
In effetti, alla base delle teoria del Big Bang, c’è un grosso “però”, che, quando ci si interroga con gli strumenti che la Logica ci fornisce circa le sue caratteristiche intrinseche diventa difficile - per non dire impossibile – ignorare.
Ora mi spiego: ammettendo che il tempo e lo spazio siano nati col Big Bang, la catena della causalità (da cui, per farla semplice, ad una causa segue un effetto), dovrebbe essere nata con lo "spazio-tempo" stesso.
Ma, se davvero è così, se, in altri termini, prima del "Grande Botto" quanto esisteva (se così si può dire), esisteva in una dimensione a-spaziale ed a-temporale (che è il nulla, non uno spazio vuoto), allora non potevano nemmeno esserci cause, e, a seguito di queste, effetti, e, inoltre, è evidente, il tempo non scorreva, e, a quanto sembra dall'evidenza scientifica, lo spazio non esisteva, perché esso definisce e ha definito sé stesso fin dalla sua nascita.
Partendo da questo assunto, la stessa venuta ad esistenza del cosmo, prendendo chiaramente per buoni i presupposti del Big Bang, non avrebbe ragione di essere.
O, meglio, non sarebbe potuta essere.
Eppure, è.
E noi ("noi" uomini e donne, esseri "loici", talvolta "ragionanti", talvolta addirittura "iper-ragionanti") siamo la prova più semplice, immediata ed evidente di ciò ("Tu non sapea che io loico fossi" fa dire il sommo Dante al Diavolo, quello con la "D" maiuscola, mentre, poco prima di ghermirne l'anima e trascinarlo nel girone dei consiglieri di frode, l'ottavo cerchio, si rivolge a Guido da Montefeltro).
Quindi, quando nella Bibbia leggiamo “Io sono l’Alfa e l’Omega”, allora, forse, qualcosa di vero c’è, perché, in assenza di una forza scatenante, il Big Bang non sarebbe potuto essere (anche se c'è chi è convinto del contrario: ad esempio, paragonando la creazione e l'annichilazione di particelle in ambito sub-atomico al fatto che la nascita dell'universo sia un evento a bilancio energetico nullo, perché anch'esso esito di una fluttuazione - cosmica - a somma energetica zero, a cui ad un evento anti-energetico fa seguito un evento energetico, e, quindi - a mio parere illusoriamente - non indotta da alcuna forza superna, a-temporale, onnipotente ed onnisciente).
Kelly, che non soffre di grafomania come me, più semplicemente e puntualmente dice: “Se l’universo è deterministico, cosa ne determina il movimento iniziale?”.
Dunque, da un punto di vista prettamente logico, si arriva alla conclusione che sia Dio che la sua assenza comportano problemi concettuali non da poco.
“Dal momento della loro separazione – ha scritto Arthur Koestler ne ‘I Sonnambuli’ – né la fede né la scienza sono in grado di soddisfare la fame intellettuale dell’uomo… La scienza postgalileiana ha avuto la pretesa di sostituirsi, o di succedere legittimamente, alla religione; quindi, non riuscendo a fornire le risposte fondamentali, ha provocato non solo frustrazione intellettuale, ma carestia spirituale”.
Ma forse, come ho già detto, queste sono le nostre “Colonne d’Ercole” e niente più (in altri termini, come sopra citavo, forse tali questi paiono a noi irrisolvibili, ma per un Entità Superiore magari sono concettualmente abbordabili come per noi la soluzione di una funzione matematica complicata in modo particolare, ma pur sempre pianamente risolvibile).
In effetti, alcuni teisti, categoria nella quale, come ho detto, rientro - o, almeno credo di rientrare - spiegano le contraddizioni del Divino asserendo, semplicemente, che Dio è ineffabile.
Dio non è limitato, Dio non soffre delle contraddizioni che sembrano ingenerate dalla logica in tema di onnipotenza, onniscenza ed infinità temporale: siamo noi ad essere limitati per Natura ed impossibilitati a comprenderlo.
Pertanto, la divinità rappresenterebbe una Verità ed una Realtà irraggiungibile dalla nostra conoscenza, ma pur sempre tale.
Dal loro punto di vista, gli atei spiegano invece le contraddizioni delle infinità divine affermando che l’ignoranza e le nostre incapacità sono superabili attraverso la vie della scienza.
Per quel che mi concerne, trovo queste posizioni intellettuali troppo aride, limitate e prive di attrattiva intellettuale per potermi identificare con esse (vogliamo mettere? Eccheca##o, se Dio non esiste, non esiste nemmeno Lucifero! ;-) ).
Forse aveva ragione Kant, quando, nell'introduzione della seconda edizione de “La critica de la Ragion Pura”, asseriva che l’essere umano non avrebbe mai potuto raggiungere la verità circa Dio, l’Immortalità ed il Libero Arbitrio, ma ammettere di “sapere di non sapere” è altra cosa, a mia opinione, che ricorrere alle giustificazioni filosofiche dell’ateismo contemporaneo (che, dice Kelly, sta facendo non pochi proseliti negli appassionati di tecnologia).
D’altro canto, pensateci, gli atei asseriscono “L’universo esiste, e basta”, oppure “L’universo esiste perché esiste”, il che è, a mio parere, ridicolmente tautologico (per chi non lo sapesse, “tautologia”, significa, letteralmente, "che dice lo stesso", ed è un termine di origine greca, composto da “tauto”, ovvero "stesso" e da “logos”, ovvero "discorso").
D’altro canto, i rischi insiti nelle asserzioni tautologiche non sono solo propri degli atei...
Una corrente moderna panteistica, che potrebbe definirsi una “terza scuola di pensiero in materia di divino”, altrettanto allettante per gli appassionati di scienza e tecnologia quanto l’atesimo, partendo dal presupposto dell’antica ed omologa teologia che “Dio sia tutto” ingenera anche essa trappole tautologiche e metafisiche che è difficile metter da parte come se non esistessero.
Se Dio è materia che si è sostanziata, allora tutto è Dio, noi siamo Dio, ogni pensiero è Dio e, di fatto, includendo ogni cosa nell’universo, allora non ci sarebbe nulla di intelligente da aggiungere, perché, alla fine, per una semplice serie di implicazioni logiche, ogni parola avrebbe sempre lo stesso significato: Dio.
Abbiamo, in altri termini, un’altra trappola tautologica: se Dio è Tutto, e noi siamo parte di quel Tutto, e ogni nostra azione è una manifestazione di quel Tutto, allora Dio=Tutto e tutto è eguale a Dio.
Ma questo è ciò che meno (mi) spaventa.
In questa descrizione dell’universo la contraddizione più difficile da accettare è questa: se noi siamo Dio, allora significa che il "divino" comprende l’omicidio, lo stupro, la guerra, la menzogna, l’inganno, la distruzione e... quanto di peggio possiamo immaginare.
Eppure, se ci pensate, è quel che il Taoismo aveva già elaborato duemila anni fa: la “Divinità” è una realtà a due facce, e, di fatto, Male e Bene sono la medesima realtà, oppure, se preferite, si compenetrano talmente a vicenda che, da un punto di vista logico, secondo il ragionamento e le implicazioni suddette, non sono distinguibili l’uno dall'altro.
E, 'sticazzi (passatemi il termine), quanto è difficile per noi occidentali, in definitiva esseri intrinsecamente manicheisti, che credono che l’Universo Mondo sia Male e Bene e Bianco e Nero contrapposti e non realtà opposte compenetrantesi, accettare una verità del genere!
Io, in verità, ci avevo già riflettuto, ed ero giunto alla conclusione che forse il Taoismo rispecchiasse la Realtà meglio di qualsiasi altra "Weltanschauung" occidentale , ma, diamine, se è dura prendere atto fino in fondo le implicazioni di una tale concezione... Qualche psicotico potrebbe perfino arrivare a praticare il male per il male, asserendo che, in fondo, anche il Male è espressione di Dio. Peggio ancora, potrebbero perfino nascere delle religioni che predicano tanto il Male quanto il Bene, poiché Dio sarebbe entrambe le cose. Per non parlare di altre implicazioni, non meno devastanti da un punto di vista filosofico... In tale concezione, perfino il Male Puro, come Ente ontologico sovra-umano, sarebbe espressione della divinità. Meglio non pensarci, non trovate?
L'ontologia ha finito spesso per riferirsi, nel contesto della metafisica, allo studio dei princìpi primi come le idee platoniche, le essenze, le cose in sé o gli oggetti della logica o della matematica, mentre, nel contesto della teologia, allo studio dello Spirito o dell'Assoluto.
In un contesto tale, il Male avrebbe una sorta di "diritto di cittadinanza cosmico" tanto quanto il Bene, e, anche se si razionalizza, c'è di che farsela nelle mutande.
Personalmente, avevo da tempo preso atto che, nell’essere umano, Libido e Destrudo sono "spinte" ugualmente forti e radicate, ma, da lì ad ammettere che anche il "Divino" possa essere contemporaneamente una "Forza Creatrice", che crea, fonda, insemina, ama, ed una "Forza Disgregatrice" che scempia, distrugge odia e rovina, ce ne passa, credetemi.
Non so bene come spiegarmi: posso solo dirvi che prendere atto di tali implicazioni è un salto metafisico di quelli non pochi dolorosi e spaventosi, almeno per quanto mi riguarda (per inciso - fonte: Wikipedia - la “Destrudo”, conosciuta anche come “Destrado”, è, secondo la psicologia freudiana, l'energia dell'impulso distruttivo ed è, per sua natura, disgregatrice; essa si contrappone alla “Libido”, e, mentre la “Libido” è lo stimolo a creare, è un’energia che proviene da Eros, che è pulsione di vita, la “Destrudo” è lo stimolo a distruggere, che è l'essenza di Thanatos, che è pulsione di morte).
Quindi “Tutto è Uno”.
E, ora viene la parte più difficile da assimilare di questo post, perché, per quanto sia sconcertante ammetterlo, ciò non pare limitarsi ad una rappresentazione taoistica del mondo: "Tutto è uno" in senso fisico, e la materia ha proprietà tali che sembrano dimostrarlo.
“Tutto è Uno”, tutto è correlato.
Ebbene, se avete dei dubbi, sapete che la fisica quantistica ha dimostrato che questa non è una supposizione, ma un “flat fact”, un “nudo fatto”?
Vi citerò un esperimento, che bene può rendere l'idea in proposito.
Bombardando con un laser un atomo di calcio, questo emette due fotoni "accoppiati", che chiameremo “a” ed “a1”. Detti fotoni prendono due direzioni diverse, ma, lungo il cammino di uno solo di questi, ipotizziamo lungo quello di “a”, viene posta una lastra in vetro polarizzata (ovvero trattata in maniera tale che la luce – il fotone – dell’esempio) prenda una data direzione, e colpisca un dato bersaglio, ovvero un rilevatore (e, se non mi state capendo, sappiate che le lenti dei Ray Ban, per ridurre l’incidenza diretta dei raggi solari sugli occhi sono, appunto, “polarizzati”).
Ma sapete qual è il particolare più sconcertante?
Ebbene, il particolare più sconcertante, che forse ci fa capire che, davvero, “Tutto è uno”? Il fatto che, in un buon 30% dei casi, anche il fotone “a1”, che, lungo il proprio cammino non ha ostacoli di sorta, devìa con la stessa gradazione di “a”, andando a colpire anche esso il suo bersaglio, collocato specularmente rispetto a quello di “a”. Inoltre, la deviazione è istantanea. Ed è questo particolare che ci dimostra che, forse, la materia e l’energia sono un tutto unico: se ci attenessimo alla verità fisica, anche l’informazione che viene trasmessa da “a” ad “a1” potrebbe, per preservare la relatività, al più, viaggiare alla velocità della luce, e, invece, questo non succede: la trasmissione è subitanea. Quindi a quale conclusione dobbiamo giungere per salvaguardare la Relatività Speciale, che prevede che, appunto, al massimo, l'informazione possa viaggiare alla velocità della luce? Che in teoria, tra “a” ed “a1” non c’è alcuna trasmissione di informazione: semplicemente essi sono la stessa cosa. Quindi, "Tutto è Uno" (il che, tra parentesi, potrebbe essere la spiegazione naturalistica di fatti come la telepatia, la precognizione, e, in generale, di altri fenomeni paranormali diversamente non solo non spiegabili, ma, tout court, da taluno, non ammissibili).
Oltre, a ciò, e questa non è una pura digressione, lo sapevate che quella che riteniamo essere “materia compatta”, di fatto è quasi il vuoto?
E che ciò non è una metafora?
Il 99,99999% della materia è vuoto, e perfino ciò che dovrebbe essere solida materia (io, voi, una bella murata di mattoni), di fatto, è un'onda, quindi energia? Conoscete la Teoria delle Stringhe? E' un po' arduo capirla, ma essa sostiene, a quanto ho capito, che oltre i quark (quelli che potremmo pensare i componenti ultimi della materia), vi siano delle piccolissime (il termine non rende l'idea) stringhe vibranti di energia, e che le loro "vibrazioni" determinino la "sinfonia della materia".
In altri termini: smontando la materia, passando da livelli macroscopici a livelli di osservazione infinitesimale, i solidi si rivelano essenzialmente fatti di spazio... vuoto. E ciò che non è vuoto è energia, ed è sottoposta ad una tale forza di torsione da rendere le componenti ultime della materia solide. In proporzione – di nuovo: fonte Wikipedia - , se il nucleo atomico fosse grande quanto una mela, gli elettroni gli ruoterebbero attorno ad una distanza pari a circa un chilometro.
Questi pochi frammenti – protoni, neutroni ed elettroni, e poi, ancora più in basso, quark e stringhe – coincidono, in sostanza, con il nulla.
Pertanto, considerando anche la natura quasi-vuota della materia, quanto più gli scienziati guardano all’universo, tanto più sembra che questo non abbia un corpo, ma solo un’anima.
Sconcertante, non trovate?
Però...
Però, afferma Kelly, ciò forse non significa sic et simpliciter che “Tutto è Dio”.
Ogni volta che la scienza avanza sottrae spazio all’irrazionalità e alla fede, ma forse il ruolo e la “necessità di Dio” non sono indispensabili.
La Terra non è più al centro dell’universo (per quanto, considerando le sue caratteristiche di isotropia e il fatto che si stia espandendo in ogni direzione, forse, in senso topologico, ogni pianeta abitato è il centro dell’universo), e, probabilmente, il nostro universo non è nemmeno unico.
Anzi, può darsi che sia solo uno dei tanti di un multiverso di universi multipli...
Eppure noi siamo qui ad interrogarci sulla nostra stessa Natura.
Quindi qual è la risposta alla domanda circa il senso dell'esistenza dell'uomo che pensa e che si pensa e al fatto che sia una apparente creazione di Dio?
Forse, Dio è l’Evoluzione; forse, Dio è la materia che si fa materia pensante. E, a quanto pare, la forza contenuta nell’Evoluzione,liberata al momento del Big Bang, sembra disseminata in tutto l’universo.
Guardando all’Evoluzione, essa sembra essere un software, che è stato "lanciato" a distanza in maniera invisibile, in grado di crescere e modificarsi.
L’universo potrebbe essere un software auto-programmantesi, in grado – come la mente umana – di adattarsi, elevarsi ed acquisire nuovi significati.
In altri termini, l’universo pare essere una mente che si auto-assembla.
L’energia pura diventa, in parte, materia; la materia si assembla in forme sempre più complesse, fino a divenire l’insieme di galassie che vediamo oggi, e, dal brodo primordiale che si viene a creare in uno dei tanti mondi che popolano l’universo – il nostro – la materia diviene auto-consapevole.
Successivamente, le menti individuali diventano una mente collettiva, superiore; in definitiva, la mente di Dio.
In ogni caso, per quanto, come dice Kelly questa forma di teologia moderna, detta “Teologia del Processo”, si stia espandendo nel mondo, a me, personalmente, non mi soddisfa.
Dio non sarebbe infinito, né un’entità monumentale: Dio è in evoluzione e mutazione.
Ma, ripeto, ciò non mi convince (e, in realtà, sembra non convincere nemmeno Kelly).
Questa prospettiva o visione del mondo, che, più correttamente può definirsi Paneneteismo, come diceva Eraclito, identifica Dio più che come Artefice esterno, come la Forza Animatrice dell’Universo.
Ma, come si può facilmente intuire, questa nuova religione – che viene addirittura predicata da dei missionari, in giro per il mondo, ed è altrimenti definita “La Grande Storia” è anch’essa piena di contraddizioni. La più evidente di tutti mi pare essere la seguente: chi ha "lanciato" questo "software auto-programmantesi"? Si è lanciato da sè? Ma, allora, doveva avere caratteri "divini" prima ancora di evolvere...
Per concludere, mi viene in mente un mito cosmogonico indiano, citato da Penzias in "La variabile Dio", che vorrebbe la Terra retta da un’elefante, l’elefante retto da una tartaruga e la tartaruga retta da un'altra tartaruga… E se qualcuno domanda: “Su cosa si appoggia l’ultima tartaruga?”, la risposta che invariabilmente gli viene data è: “Altre tartarughe. Fino in fondo”.
E quale sarebbe la morale di ques’aneddoto?
Forse, come dice Penzias a Chiaberge in conclusione del libro “La variabile Dio”, le spiegazioni possibili sono due.
Uno: “Stai, semplicemente, alla larga da queste domande”.
Due: “Se prenderai sul serio queste domande, esse non saranno per te fonte di sollievo, ma di tormento, perché riguardano l’inconoscibile”. Il che mi riporta alla memoria il sofismo gorgiano, che tanto mi era caro da pischello (perché faceva un sacco cool), secondo il quale "nulla è; se qualcosa è, è inconoscibile; se è conoscibile, è incomunicabile".
Arrivati a questo punto, che si può aggiungere? Che, io, a mio modo, pure coi miei immensi limiti, ho sperimentato che “L’inferno mentale” di Sant’Agostino è tutt’altro che un’ipotesi remota... Se ci concentra, o, peggio, ci si accanisce, su questi argomenti, il tormento mentale è davvero lì, dietro l'angolo.
Non mi credete?
Guardate l'immagine che ho postato in apertura di articolo, che ritrae una quasar : miliardi e miliardi di anni fa esistevano oggetti in grado di emettere energia come centinaia di normali galassie.
Meraviglioso e terribile, non è vero?
Io penso di sì, e qui concludo, usando le medesime parole di Kelly (che qui ringrazio, e a cui chiedo umilmente perdono per il brutale, plateale e forse non del tutto elegante plagio cui l’ho sottoposto),
“In sostanza, un mondo di Dio, un mondo senza Dio e un mondo che è Dio, sono tutti logicamente impossibili.
Fate voi la vostra scelta.”
Ed io ho, in definitiva, fatto la mia: personalmente,ad un Ente Superiore, movimento iniziale deterministico o a-deterministico che sia, che generò l'Universo Mondo, credo...
Di fatto non so nulla delle sue caratteristiche intrinseche, ma preferisco questo "Inferno mentale" di agostiniana definizione al vuoto spinto dell'anima che implicherebbe l'ateismo.
Chissà se lui sa di me...
E chissà soprattutto se gli importa.
;-P
Over,
Dave.
Commenti