Questo post è un post anomalo.
Per quanto lo stia “immettendo” nella sezione “Cosmologia”, in effetti, sarebbe potuto stare benissimo nella sezione “recensione libri”.
Tutto nasce, infatti, dal libro “Einstein e la Formula di Dio”, di José Rodriguez Dos Santos.
Il punto però è che questo libro mi è piaciuto così tanto ed ha avuto per me delle implicazioni così considerevoli (per quanto non del tutto condivise, come dirò dopo) che scriverne alla stregua di un mero commento volto ad indurvi a comprarlo sarebbe stato, come dire, troooooppo limitante (eppoi, sì, c'è quel problemino, sapete, no? La mia irrefrenabile - e probabilmente patologica - logorrea).
Tralascerò la trama (per conoscere la quale dovrete leggerlo), anche perché, senza per questo volere offendere o sminuire in nessun modo né il libro né l’autore, quello che conta in questo testo non è tanto la storia in sé per sé, ma la concezione di fondo che sottostà alla storia stessa (se si dice cosi', con l'accento sulla "a"). Senza esagerare, in questo libro, imho, per quanto affascinante sia la trama, essa è, come dire, del tutto subordinata alla concezione scientifico-filosofica espressa dal libro medesimo.
Come è facilmente deducibile dal titolo, questo libro parla di Dio (Eeeh? L'avreste mai detto?!).
D'altra parte, avendo profondamente affascinato e colpito una persona razionalista e a-religiosa come me, la divinità intesa nel senso delle tre religioni monoteistiche principali (Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo), non è propriamente il Dio di cui si parla in questa affascinantissima ed intricatissima storia.
En passant, mi è parsa esserci una notevole coincidenza tra la mia Weltanschauung e quella di Dos Santos, per quanto, come ho già detto, ci siano tra esse delle differenze.
D’altronde, come Dos Santos magnificamente esprime, difficilmente le cose potrebbero essere in altro modo (se qui vi siete persi, alludo alla concezione di Dio).
Riferendosi alla Bibbia, fa dei ragionamenti così stringenti e puntuali che contraddirlo diventa alquanto improbo.
Partiamo da un semplice esempio: Dio è buono e (l'"e" inclinata qui equivale all'operatore booleano "et") onnipotente?
Se così, fosse, come pretenderebbe la Bibbia, per quale ragione permetterebbe l’esistenza del male?
Facendo un semplice ragionamento logico, è palese che i due concetti siano così contradditori da non potere coesistere: se Dio è buono, non può essere onnipotente, dal momento che non riesce ad eliminare il male; se, al contrario, è onnipotente, non può essere buono, visto che permette l’esistenza del male (in altri termini, posto che esista, è una forza a-morale).
Un concetto esclude l’altro: le due cose, da un pdv insiemistico-booleano (so, so, questa battuta l'avranno capita in due - me compreso), non possono essere contemporaneamente vere (coesistere nel medesimo insieme).
C’è poi un bellissimo e lampante paradosso che spiega l’impossibilità dell’onnipotenza: se Dio è onnipotente, può creare una pietra che sia così pesante da non potere essere nemmeno sollevata da lui stesso. Ma, se è così, capirete che c’è una fondamentale contraddizione: se Dio non riesce ad alzare la pietra, significa che non è onnipotente. Ma non finisce qui: se ci riesce, vuol dire che, in ogni caso, non è onnipotente, perché non è riuscito a creare una pietra che non sarebbe potuta essere sollevata nemmeno da lui. Tanto per mettere le mani avanti: credetemi, non sto vaneggiando. Tutto questo mi serviva unicamente a farvi capire che non sono stato fulminato sulla Via di Damasco... Sempre utilizzando la logica, vi dimostrerò cosa intendo (o, meglio, che il Dio della Bibbia è una creazione umana, concepita come Padre Universale, il cui scopo sarebbe quello di proteggerci nei momenti in cui ci sentiamo perduti). In effetti, alla base delle teoria del Big Bang, c’è un grosso “però”, che, quando ci si interroga con gli strumenti che la logica ci fornisce circa le sue caratteristiche intrinseche diventa difficile - per non dire impossibile – ignorare. Ora mi spiego: presumendo che il tempo e lo spazio siano nati col Big Bang, la catena della causalità (da cui, per farla semplice, ad una causa segue un effetto), dovrebbe essere nata con lo "spazio-tempo" stesso. Ma, se davvero è così, se, cioè, prima del "Grande Botto" quanto esisteva (se così si può dire), esisteva in una dimensione a-spaziale ed a-temporale, allora non potevano nemmeno esserci cause, e, a seguito di queste, effetti... Partendo da questo assunto, la stessa venuta ad esistenza del cosmo, prendendo chiaramente per buoni i presupposti del Big Bang, non avrebbe ragione di essere... O, meglio, non sarebbe potuta essere. Eppure, è... E noi ("noi" uomini e donne, esseri "ragionanti", talvolta "iper-ragionanti", talvolta addirittura "loici" nel senso dantesco del termine) siamo la prova più semplice, immediata ed evidente di ciò ("Forse tu non pensavi che io loico fossi" fa dire il sommo Dante al diavolo, mentre sbeffeggia Guido da Montefeltro, e, poco dopo, ne ghermisce l'anima, nostro - il diavolo, non Guido - imho, parente stretto, molto piu' di quanto Dio non sia imparentato con noi). Quindi, quando nella Bibbia leggiamo “Io sono l’Alfa e l’Omega”, allora, forse, qualcosa di vero c’è, perché, senza una forza scatenante, il Big Bang non sarebbe potuto essere (anche se c'è chi è convinto del contrario: ad esempio, paragonando la creazione e l'annichilazione di particelle in ambito sub-atomico al fatto che la nascita dell'universo sia un evento a bilancio energetico nullo, perché anch'esso esito di una fluttuazione - cosmica - a somma energetica zero, e quindi non indotta da alcuna forza superna, atemporale, onnipotente ed onnisciente). In ogni modo, come fa Dos Santos nel libro a dimostrare l’esistenza di Dio? Qui non voglio rovinare il piacere della lettura di “La Formula di Dio” a quanti possano essere intenzionati ad acquistarlo, quindi qui inserisco un bell’avviso di SPOILER (Che, certamente saprete, non è inteso qui nel senso della propaggine aerodinamica che contraddistingue certi veicoli, ma nel senso di “Chi vuole comprare ‘La Formula di Dio’ è meglio che si fermi qui, altrimenti leggerlo avrà poco o nessun senso e una volta finitolo gli verrà una notevole voglia di prendermi a botte, visto che qui non ne narrerò la trama ma quanto basta per - probabilmente - rovinarvi il piacere della lettura”.) Dunque, tornando a bomba a quanto detto sopra, come fa Dos Santos a dimostrare l’esistenza di un “principio creatore”? Nella trama del libro l’onere è lasciato sia ad Einstein (come è facilmente intuibile), sia ad un personaggio fittizio, il matematico Augusto Siza, i quali giungono alla dimostrazione dell’esistenza di Dio in due modi distinti. La prima dimostrazione è quella einsteiniana, ed è strettamente legata sia alla lettera biblica ed allo schema letterario dei sette giorni che alla relatività. Per chi è totalmente digiuno di Einstein, si fa necessaria una breve spiegazione: questi ha in sostanza dimostrato che il “tempo assoluto” newtoniano non esiste, che eventi che possono sembrare contemporanei per un dato osservatore non lo sono per un altro, e che, infine, tempo e spazio sono una medesima entità, e che non solo l’uno non può darsi senza l’altro, ma anche che uno è strettamente collegato all’altro. Su queste basi, Dos Santos ci fa credere che Einstein fosse giunto a dimostrare che la lettera biblica non andasse interpretata testualmente, ma in chiave relativistica. In altri termini, il primo giorno, in cui viene separata la luce dalle tenebre, corrisponderebbe ad otto miliardi di anni - sarebbe cominciato 15,7 miliardi di anni fa e sarebbe terminato 7,7 miliardi di anni fa. Il secondo giorno, in cui vengono separate le acque superiori (che si pensava stessero sopra la volta stellare) dalle acque inferiori, sarebbe durato quattro miliardi di anni e sarebbe terminato 3,7 miliardi di anni fa. Il terzo giorno, in cui vengono separate la terra, il mare e il regno vegetale, sarebbe corrispondente ad un periodo iniziato 2 miliardi di anni fa e terminato 1,7 miliardi di anni fa. Il quarto giorno, in cui vengono poste nel firmamento le due luci maggiori, il Sole e la Luna (separazione del giorno dalla notte, i cosiddetti "luminare maggiore" e "luminare minore"), sarebbe durato 1 miliardo di anni e sarebbe terminato 750 milioni di anni fa (e qui c’è una apparente contraddizione: qualcuno di voi potrebbe obiettare: “Ma il sole e le stelle non erano apparse nel secondo giorno?” In effetti, sì, ma non erano visibili, o meglio, l’atmosfera divenne trasparente lasciando vedere il cielo solo successivamente, in questo periodo). Il quinto giorno, in cui vengono creati gli esseri marini e gli uccelli ("e vengono benedetti perché possano moltiplicarsi", ma questa è un’altra storia), sarebbe cominciato 750 milioni di anni fa e sarebbe durato cinquecento milioni di anni. Il sesto giorno, in cui vengono creati gli animali e l'uomo, sarebbe cominciato 250 milioni di anni fa. Anche se questa vi sembrerà un’assurdità, in realtà ad essa sottostanno precisi calcoli basati sulla relatività. Considerando questa coincidenza, ecco quindi che la lettera della Bibbia assume un valore diverso - anche per chi, come me, è a-religioso. Per quanto concerne la seconda spiegazione propostaci da Dos Santos - l’altra modalità attraverso cui l’autore perviene alla dimostrazione dell’esistenza di Dio - questa passa attraverso tre presupposti. Anzitutto, il Principio Antropico. Per chi, come sopra, sia digiuno di questi argomenti, il Principio Antropico può essere spiegato in modo assai semplice: la struttura delle cose, sia a livello microscopico che macroscopico, sembra essere concepita appositamente per permettere il nascere e l’evolversi della vita intelligente (il valore che hanno le masse sub-atomiche, la costante cosmologica, la gravità, e, circa la Terra, sempre più andando nel dettaglio, la sua inclinazione rispetto all’eclittica, la presenza di un campo magnetico che ci protegge dagli effetti nocivi del Sole e dai raggi cosmici, e l’elenco potrebbe continuare a lungo, tutto sembra così assurdamente preciso da parere progettato appositamente per permettere l’evolvere della vita senziente - anche se sulla nostra intelligenza e sul modo in cui la usiamo ce ne sarebbero i pacchi da dire, ma non è questo il contesto). Poi, correlato al Principio Antropico, l’Intenzionalità della Creazione. Anche questa viene dimostrata attraverso un paradosso (che fu formulato da William Paley nel 1802 nella sua “Natural Theology”): immaginate di essere in un ristorante, e di trovare, di fronte a voi, un masso. Cosa pensereste? Che, per quanto possa trattarsi di un’eventualità anomala, questo oggetto che voi vi trovate di fronte altro non è che un prodotto della Natura. Immaginate ora di trovarvi di fronte un orologio – ovviamente, la finzione del paradosso vuole che voi non sappiate cosa sia. Ebbene, per quanto voi potreste non capirne la finalità, non avreste neanche il minimo dubbio circa il fatto che dietro di esso ci possa essere un artefice intelligente. Ora, se questo è vero per un orologio, perché non dovrebbe esserlo nei confronti di una cosa così complessa come il "creato"? Prendete, di nuovo, così come fa il Principio Antropico, ad esempio, la qualità della materia e dell’energia, la meccanica celeste, la natura delle stelle e dei pianeti, pensate al processo in base a cui essi si formano, e, sul nostro pianeta, prendete in esame il venire ad esistenza della vita (o, meglio, il modo in cui essa si è formata ed evoluta, fino a noi)... Fatto questo, considerate questo come l’immenso meccanismo che sembra essere: diventa difficile pensare ad un puro e semplice caso, giusto? E’ chiaro che, in quest’ottica, sembra essere evidente un processo “intelligente” e “deliberato” di creazione... Crederci o no dipende dalle nostre convinzioni filosofiche; certo è che il dubbio sorge e permane (almeno in me). Infine, di nuovo, la natura del tempo. Non esistendo un tempo unico ed universale, ciò significa che una cosa è contemporaneamente non ancora accaduta ed è già accaduta. Il matematico Laplace formulò un magnifico principio, che poi divenne noto come Il demone di Laplace. Tale principio afferma: “Possiamo considerare lo stato attuale dell'universo come l'effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un'unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell'universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro, proprio come il passato, sarebbe evidente davanti ai suoi occhi” (quest'asserzione mi affascina cosi' tanto che devo contenermi per non sbrodolare tipo Homer Simpson quando pensa alle sue benamate ciambelle glassate!). Ora, è evidente che se esiste (o è esistita) una intelligenza così evoluta da essere stata in grado di permettere a ciò che è di assumere la natura che ha assunto, e se è vero che in un’ottica relativistica un dato fenomeno è contemporaneamente non ancora accaduto ed è già accaduto, allora ciò significa che tutto è determinato (da un pdv "laplaciano", intendo).
Per dirla in altri termini, cito letteralmente Dos Santos: “L’universo è stato concepito con un ingegno tale da denunciare intelligenza e con una tale precisione da lasciare intravedere un proposito. La nostra esistenza non ha la minima possibilità di essere accidentale per il semplice fatto che tutto è determinato fin dall’inizio”. E’ chiaro che il creatore, così concepito, non è affatto da intendersi come un Dio onnisciente e (di nuovo) barbuto, paludato in una fluente tunica bianca, piu' o meno incazzoso (ma pur sempre tale) a seconda che si guardi al Vecchio o al Nuovo Testamento, un essere che siede su uno scranno e ci guarda, giudica e protegge o giudica e condanna, ma tutta, ma proprio tutta, ma proprio tutta un’altra cosa ("benevolmente", poi, insisto, a seconda del periodo: se prendete il Dio del Vecchio Testamento, ci vedrete davvero molto poco di benevolo, specie se si tratta di qualcuno che nuoce al "popolo eletto")... In breve cosa ci dice Dos Santos?
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Che, Dio, non è altro che l’universo che si è fatto materia, poi materia intelligente (quale siamo noi), poi Intelligenza Artificiale (quali "diventeremo" noi), poi IA diffusa a livello universale (perché, secondo lui, questo diventerà l'IA del passo evolutivo successivo), poi, infine, “divinità” (latu sensu, parliamo solo di un principio onnisciente, in grado di manipolare la materia dall’infinitesimo all’infinitamente grande, non certamente una divinità antropomorfa) in grado di contrastare l’Entropia e permettere al cosmo di rinascere, in un ciclo continuo di morte e rinascita assai simile a quello enunciato dal Brahmanesimo (si può dire “spaventosamente” simile? Secondo me, si'!) . Fantastico, vero? Per me (che sì, ammettialo, proprio del tutto quadro e normale non sono) lo è, però, ha anche delle implicazioni terribili (affascinanti, ma, per chi, come il sottoscritto, spera, in fondo, più o meno, nel contrario di quanto descritto, terribili, così terribili da sembrare mostruose, quasi oscene, se mi passate il termine). 1) Dio, come spiegavo, è la stessa materia che si fa “principio divino e creatore” (avete presente il mio altro post “Sia la luce”? Se no, leggetelo, vedrete che il citato “L’ultima domanda” di Asimov, con il suo Multivac che si fa Dio ed inverte l’Entropia è paurosamente simile a quanto ipotizzato da Dos Santos): indi esso - egli, se preferite - è del tutto amorale e del tutto insensibile alle nostre sorti ("risparmiatevi ogni sorta di prece", mi verrebbe da dirvi, ma rispetto la liberta' di culto, quindi fate come se non l'avessi detto, se siete dei credenti praticanti); 2) L’immortalità - dell’uomo e di qualsiasi altra cosa - non esiste. La materia non è altro che un hardware in cui è inciso un software il cui fine è quello di evitare il Big Freeze (ovvero la morte entropica, ovvero lo "speginmento" e la morte per freddo ed eccessiva espansione del cosmo), portare al Big Crunch (in cui tutto si comprimerà ad un punto infinitesimale, perché la materia ri-precipitera' su se' stessa) e fare rinascere nuovamente l'Universo (in sintesi: nella fattispecie dell’essere umano, è evidente che questo ruolo di software lo assuma il DNA; il "Big Freeze", ri-spiego, se non fossi stato chiaro, sarebbe la morte del cosmo per Entropia Totale, evento che dovrebbe o potrebbe avvenire tra miliardi di miliardi di miliardi anni; il "Big Crunch", di nuovo, ri-spiego, sarebbe o potrebbe essere l'esito della fine dell'espanedersi del cosmo, a causa del prevalere dell'energia gravitazionale sull'espansione, e pure questo evento potrebbe o dovrebbe avvenire tra qualche fantasiliardo di anni; ovviamente, nella finzione del libro è certo che sarà quest'ultimo scenario a realizzarsi); 3) Il Libero Arbitrio - ecco perché parlavo di oscenità! - non esiste: se tutto è determinato ed è finalizzato al perpetuarsi del ciclo di morte e di rinascita cosmica che contraddistinguerebbe il nostro universo, il Libero Arbitrio non può esistere (da notare come più di uno scienziato, di recente, abbia rilevato come la differenza sussistente tra noi, e, ad esempio, una forma di vita inferiore come un insetto, stia solo nella qualità e nella quantità di stimoli che ci condizionano, costantemente e quotidianamente).
In buona (e triste) sostanza, quindi, l'immortalità dello spirito non esiste: noi altro non siamo che materia pensante; terminato il nostro ciclo vitale, "il software" (quello che taluno identifica con lo spirito, talaltro semplicemente con la nostra coscienza, intesa come mente) muore con l'"hardware" (la nostra banale e triviale materialità, per intenderci). Dio, intenso nel senso della divinità, non esiste, non è esistito nè esisterà mai: è soltanto (o, meglio, sarà, perché ancora non esiste, ma gia' ci guarda come se esistesse, perché, a causa della Relatività, tutto è gia' avvenuto e contemporaneamente deve ancora avvenire), materia senziente amorale, impersonale, a-temporale, iper-evoluta ed in grado di farsi beffe del principo di causalità.
In che senso, magari, direte voi, "materia senziente ed iper-evoluta"?
Come accennavo sopra, nel senso, dicono e credono taluni, che, quando la materia si presenta associata all'intelligenza, non puo' che evolvere in un circolo virtuoso.
In altri termini, dapprima la materia (noialtri, se non mi state seguendo) passerà attraverso la colonizzazione del Sistema Solare, poi di quella della Galassia, ed, infine, dell'intero Universo (in tutto questo, un ruolo essenziale lo giocheranno l'Intelligenza Artificiale, che soppianterà del tutto quella "naturale", e la nanotecnologia, il che spiega la capacità per l'Ultra-Cosa che è destinata a diventare il cosmo stesso di manipolarsi da se', fino all'infinitamente piccolo e disintegrare cosi', d'amblè, l'Indeterminismo). Non trovate che tutto questo sia assieme affascinante, bellissimo e terribile? Io si', anche se rimane il fatto che, personalmente, come ho detto, spero non stiano così le cose... Sia perché, talvolta, ho bisogno di pregare, e, quindi, trovo consolazione nel pensare a Dio e all’Immortalità tradizionalmente intese, per quanto anche io sia quasi convinto che Dio sia una forza assieme parte di tutto e trascendente (cose che dovrebbero escludersi l'una con l'altra, lo so, ma anche Dos Santos sembra asserire "la misma cosa", e necessariamente, data la mia esperienza di vita e la mia filosofia, impersonale ed amorale), sia perché, ammettiamolo, pensare che siamo né più né meno che dei raffinatissimi organismi biologici pre-programmati, in tutto paragonabili a dei robot in carne ed ossa, con un software già impostato (peraltro, dalla "notte dei tempi"), mi spaventa un po'... No, diciamolo pure, mi riempie di nausea ed orrore, e assieme mi fa immensamente girare le palle! Comunque (e ciò spero sia di consolazione per voi, quanto, alle volte, lo è per me), qui concludo davvero: come ho fatto notare in un altro mio post, le teorie dell’universo ciclico hanno, a mio parere, un difetto logico fondamentale, che le inficia alla base... Quello che Dos Santos asserisce difficilmente è vero perché la ciclicità che i suoi assunti teorici presumono è infinita.
Prescindendo dal fatto che l'energia, a causa dell'Entropia, da un ciclo all'altro diminuirebbe, fino ad un punto tale da non potere permetter piu' al Big Bang di seguire naturalmente al Big Crunch, un porco (perdonatemi) inizio, unico ed assoluto, un vero ed autentico Alfa, deve pure esserci stato, no? Prescindendo da quanto dice la fisica, che non può prescindere dall'Entropia, e prevede la disgregazione della materia quale sua ultima sorte, l'Eternità (con la "E" majuscola) non vi pare un mostro concettuale pieno di contraddizioni intrinseche?
Mi fa molto piacere vedere che hai scritto ancora nel blog...è molto carina la foto=) spero di sentirti presto baci by marlene86
Scritto da: marlene86 | 09/05/08 a 22:27
ciao Nadia!
grazie per la foto...
appena ho un attimo ti rispondo!
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodeo | 12/05/08 a 09:55