Era tanto che non scrivevo un post ad argomento cosmologico, e, così, eccomi qua…
Devo ammetterlo, un ruolo importante in questo l'ha avuto l'ultimo numero di Newton, con l'articolo "Cosa c'era prima del Big Bang?", relativo all'origine delle cose, e, di fatto, questo post sarà un'elaborazione incentrata su di esso.
In realtà, come chi conosce la Cosmologia sa, la domanda in questione è ciò che in logica verrebbe definito una "formula mal formata" e, nel linguaggio comune, potrebbe dirsi una "questione priva di fondamento". Einstein, con la Relatività, ha dimostrato - e ciò ha avuto conferma sperimentale - che, di fatto, la realtà non esiste solo in tre dimensioni (banalmente, le tre coordinate degli assi cartesiani): la realtà ha quattro dimensioni, e la quarta dimensione in parola è il tempo.
Cercherò di spiegarmi con termini propri del linguaggio comune: nell'Universo, ciò che ha massa "piega" e "deforma" lo spazio e il tempo (se non si vedesse, la seconda "e" è inclinata).
Il paragone visivo che viene spesso utilizzato per dare l'idea di quanto ho detto è quello di rappresentare l'Universo in tre dimensioni coma una sorta di "telo gommoso" a due dimensioni, in cui ciò che ha un peso (meglio: una massa) e, nella fattispecie, i Pianeti, le Stelle, i Buchi Neri e chi più ne ha più ne metta, viene rappresentato come una sfera, che, per effetto della gravità, "deforma" lo Spazio col suo peso. Questa "deformazione" (ma è un'astrazione, meglio, una semplificazione impropria: in verità, il Cosmo è intrinsecamente quadri-dimensionale) "si porta appresso" il Tempo.
E, se non ci credete, vi faccio presente che ciò ha avuto conferma nei fatti, e, per la precisione già nel 1919, ad opera di Sir Arthur Eddington (e trova una conferma continua nell’osservazione delle cosiddette “lenti gravitazionali”). Questi, con un semplice espediente basato su una eclisse totale di Sole, poté rilevare come le stelle osservate si disponevano in posizioni leggermente esterne rispetto a dove sarebbero dovute essere in assenza di questo effetto (lo spazio era davvero curvo, come ipotizzato da Einstein).
Questa "deformazione" dello Spazio comporta quindi che il tempo - relativo - ad un dato corpo celeste sia tanto più "lento" quanto più questo corpo abbia una massa rilevante.
Per estremizzare: sulla superficie dei Buchi Neri, che sono quanto di più massivo esista in Natura, il tempo è pressoché fermo (ad essere precisi, il rallentamento del tempo è funzione diretta dell'aumento di massa e, in linea teorica, nei pressi dei Buchi Neri di massa galattica, può darsi che sia, in effetti, quasi fermo). Badate, però, che il fenomeno è relativo, e dipende dalla posizione dell'osservatore: al contrario (escludendo - in modo del tutto ipotetico, si intende - la tremenda forza gravitazionale che caratterizzerebbe la superficie di un Buco Nero, e, in quest'astrazione, sul confine dell'Orizzonte degli Eventi, limite esterno del Buco Nero), questi vedrebbe la vita dell'Universo circostante svolgersi a velocità quasi infinita.
E, se vi stupite, fate bene: considerate che lo stesso Einstein, a fronte delle implicazioni logico-matematiche determinate dalla Relatività Generale (la quale portava all'estremo che una Stella di grande massa che collassi su sé stessa dopo la fase di Super Nova sia destinata a trasformarsi in un mostro che tutto fagocita, e da cui nulla può allontanarsi, compresa la luce, e su cui il tempo, per un osservatore esterno, è pressoché immoto), inorridì, e pensò di stare sbagliandosi.
In ogni modo, sto divagando (tanto per cambiare)… L'essenza è questa (e il punto è un altro): pensare, quando si parla della nascita del Cosmo, ad un ipotetico “Punto Zero” da cui tutto ebbe inizio, collocato nello Spazio e nel Tempo, non ha senso, perché Spazio e Tempo sono tutt'uno (inoltre, ciò implica che un "tempo universale", nel senso newtoniano del termine, non esista), e lo Spazio genera il Tempo. Inoltre, lo spazio, espandendosi, definisce sé stesso: esso non si espande in uno vuoto ad esso pre-esistente, ma nel nulla, che sono due cose totalmente differenti.
Curiosamente, oltre 1600 anni fa, Sant'Agostino giunse a quelle stesse conclusioni cui è giunta la Scienza moderna, arrivando a capire che l'Universo non era stato creato nel tempo, ma assieme ad esso. Detto questo, partendo cioè dall'assunto che la Scienza possa ricostruire la storia dell'Universo a partire da 1 milionesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, si identifica quindi un intervallo temporale collocabile tra il “Punto Zero” e questo istante di cui la Scienza stessa, fino a poco tempo fa, nulla sapeva - o voleva - dire (per inciso, prima di questo istante, detto tempo di Planck [tp= 10^{-43} s], non ha neppure senso applicare le equazioni della fisica, così come oggi noi le conosciamo). Se nulla si può dire di cosa accadde in questa "infinitesima finestra temporale", da un pdv scientifico ancora meno si voleva dire cosa fosse accaduto prima (del resto, un prima non c'era, perché l'Universo sarebbe una realtà emergente da una dimensione a-spaziale ed a-temporale, in cui non potevano darsi né cause né effetti).
Per lungo tempo, quindi, l'ipotesi stessa di ciò che c'era "prima" la nascita del Cosmo è stato una sorta di tabù concettuale: di recente invece, e, nella fattispecie, negli ultimi anni, sono fiorite diverse concezioni alternative.
Si va dalle costruzioni matematico-fisiche più astratte alle estremizzazioni della fisica quantistica, "fino ad arrivare là, dove nessuno era mai giunto prima" (sì, mi avete beccato, titolo compreso, questo post è un omaggio al mondo di Star Trek), ovvero ad ipotetizzazioni in cui la nascita dell'Universo potrebbe essere il risultato di un esperimento di scienziati di un altro Universo.
Una teoria di origine matematica, basata sui presupposti della meccanica quantistica, la cosiddetta "Teoria delle Stringhe", ipotizza che il nostro Universo sarebbe (o esisterebbe) in una Brana (termine che deriva dalla contrazione del termine "MemBrane"), ovvero sarebbe l'equivalente di un foglio a 4 dimensioni che fluttua in un Iperspazio a 5 dimensioni. In tale costruzione teorica, l'Universo attuale non sarebbe altro che la risultante dello scontrarsi (pensate che "impatto" cosmico!) di 2 Brane distinte, e il tempo potrebbe essere ciclico. Questa teoria è forse la più spaventosa di tutte, perché, se è vero che il Cosmo attuale altro non è che la risultante di uno scontro tra entità Iperspaziali che esisterebbero in più esemplari e rischiano continuamente di urtarsi, allora esisterebbe la possibilità che un nuovo scontro disintegri l'attuale Universo, magari creandone uno nuovo (forse, oltretutto, non solo con costanti fisiche totalmente diverse da quello che caratterizzano il nostro Universo, ma magari del tutto avverse al formarsi della vita). Quest'elaborazione teorica deriva da un semplice presupposto: l'unica forza in grado di trasmettersi da una Brana all'altra - attraendola, appunto - sarebbe la gravità. Questa concezione prevede dunque l'esistenza di Universi Paralleli non interagenti né comunicanti tra loro (salvo quanto appena detto). Tale teoria, elaborata da Neil Turok e Paul Steinhardt, prende il nome di "Universo Ekpirotico", antico termine a preso a prestito dallo Stoicismo, che significa "nato dal fuoco" (ed ha un forte debito, imho, con Edward Witten, colui cui si attribuisce la cosiddetta " Teoria 'M' ", unificazione delle varie "Teorie delle Stringhe"). Secondo molti, la comprensione della natura fondamentale del nostro Universo ci permetterebbe di potere prevedere eventi come questo (anche se, vien da chiedersi, non sarebbe meglio ignorare gli antefatti ed i prodromi di un tale manifestarsi dell'origine delle cose? D'altra parte, anche capissimo di stare per finire disintegrati, non è che potremmo farci molto...!).
Altri, partendo da una delle concezioni della fisica quantistica, secondo cui la realtà viene definita dall'osservatore (e, se non ci credete, leggete qui:
http://asmodeo.typepad.com/correnti_alternative/fisica_quantistica/index.html
tenendo conto che il par. 1 è sotto il 2),
pensano che la realtà derivi da un'accumulazione di miliardi e miliardi di interazioni quantistiche. Tale concezione si potrebbe chiamare, infatti, "Genesi Quantistica", o "Genesi da Osservatore". E' una delle teorie più ardite, dal punto di vista concettuale: il passato non esiste come entità reale, sarebbe pura teoria, o, meglio, esso non esisterebbe se non nelle registrazione effettuate da una mente cosciente esistente nel presente (noi, gli osservatori).
Proseguendo con le teorizzazioni estreme, qualora aveste pensato che Matrix fosse pura fantascienza, allora non andreste mai d'accordo con Nick Bostrom: secondo lui, il valore delle costanti fisiche universali, così incredibilmente affine al crearsi della vita da parere una serie apparentemente folle di coincidenze, non sarebbe affatto una serie di coincidenze così remota da sembrare, appunto, folle. Ponendo di ammettere l'esistenza di una razza così evoluta da potere creare simulazioni computerizzate in cui gli attori della simulazione stessa prendono coscienza, potrebbe darsi benissimo che noi, come entità reali, non esistiamo, ma siamo soltanto convinti di esistere. In tale ottica, "aberrazioni naturali" quali gli Ufo, i fantasmi o i miracoli divini, altro non sarebbero che "bug" nel software che fa funzionare la simulazione stessa. Qui, un piccolo inciso, che, secondo me, fa notare come, alle volte, gli scienziati, nell'inseguire le loro concezioni, spesso si lascino un po' troppo prendere la mano: se Bostrom rileva che il nostro Universo pare essere la risultante di una serie di concatenazioni assolutamente improbabili, mi fa specie come non si renda conto del fatto che la sua teoria altro non faccia che "traslare" all'Universo dei nostri "creatori" cio' che riguarderebbe il nostro... Banalmente (e altrettanto brutalmente): se il nostro Universo è l'equivalente probabilistico di fare 12 con due 6 ai dadi un miliardo di volte di fila, l'Universo in cui la nostra realtà informatica "gira" e ci da' l'illusione di esistere pure non esistendo, come sarebbe nato? Per non parlare del fatto che la lezione Cartesiana del "Cogito, ergo sum", pare venga presa a calci da Bostrom, ma questo è un altro discorso... Ed è un mio pensiero, che lui ovviamente non si pone: la realtà illusoria in cui esistiamo sarebbe così perfetta che in essa noi "siamo perché pensiamo", ma non avremmo una sostanza corporea di carne e sangue. Indi noi saremmo reali tanto quanto l'hard disk del nostro computer.
Un'altra teoria che emana dalla fisica quantistica è quella del Multiverso. Partendo dal presupposto che la fisica quantistica prevede "oscillazioni nel vuoto" che determinano il nascere continuo di particelle ed anti-particelle che si annichilano a vicenda (ad un ritmo tale da non potere essere nemmeno osservato), potrebbe darsi che si venga a creare un'oscillazione particolarmente potente, così forte che l'energia derivata dalla connessa annichilazione particella anti-particella non possa essere assorbita dal vuoto. Questo fenomeno indurrebbe un cambiamento della natura del vuoto, assimilabile al cambio di stato che attraversa l’acqua quando, dallo stato solido (ordinato), passa a quello liquido (disordinato). Ciò scatena un’espansione dello spazio ad una velocità ultraluminale, creando una “bolla” che molto presto diviene completamente indipendente dall’Universo e dalla Realtà da cui ha avuto origine. Si è appena formato un nuovo elemento del Multiverso. Come in altre concezioni cosmologiche cicliche, l’inizio del tempo sarebbe un fenomeno relativo: per gli ipotetici futuri abitanti della “bolla” appena nata, l’inizio del tempo corrisponderebbe alla fluttuazione energetica succitata. Questo fenomeno sarebbe, peraltro, un fenomeno continuo, una sorta di “ribollìo” (macro)cosmico, in cui nuovi Universi promanerebbero continuamente l’uno dall’altro.
Per finire: Nobuyuki Sakai, dell’Università di Yamagata, ha elaborato l’ipotesi che, bombardando un “monopolo” magnetico (che sarebbe un’ipotetica particella molto pesante con un solo polo magnetico, non entrambi – Nord e Sud – come è per le altre particelle in Natura), con fasci di particelle ad altissima energia, in virtù di quelle che sono le sue stesse proprietà, nascerebbe una nuova “bolla” di universo in espansione, completa del suo proprio spazio-tempo quadri-dimensionale. Il nuovo universo creato però non sarebbe parte del nostro: attraverso un tunnel spazio-tempo questa Realtà scomparirebbe in un tempo brevissimo, andando ad aggiungersi alla collezione naturale degli "universi-bolla". Sfortunatamente però non solo tali tecnologie sono di là da venire, il problema più grosso è che nessuno mai ha osservato un monopolo magnetico…
Insomma, come potete notare c'è chi, almeno nella fantasia di concepire l'"Universo Mondo", ha davvero la capacità di spingersi là, dove nessuno è mai giunto prima.
Over,
Dave.
P.s.: quanto alla “spaventosità” intrinseca si queste concezioni, mi è appena venuta in mente una cosa... Forse, la più terribile di tutte è la concezione di Bostrom: pensate se, in qualsiasi momento, i nostri creatori decidessero di "formattare" l’hardware su cui il nostro "Universo" sta “girando”!
Esistono anche delle sintesi.
Ben precedenti alla quantistica e, tra l'altro, conosciute almeno da Einstein o da sua moglie.
Ad esempio la concezione cosmologica che c'è dietro la Torah, la Matrice.
Oppure quello che rappresentano i TIbetani con Tara.
L'eterno ritorno del cerchio Zen o di quello di Giotto (la cui perfezione non era nella mano, ma nella concezione).
Mettiamola così.
In principio, in quello che è il nostro universo, fu una frequenza, un Bang, un Verbo, un Aum.
Lo dicono tutti.
Questo inizio, determinando con la sua esistenza uno spazio (eventualmente infinito e/o ciclico), creò delle situazioni di contorno alla frequenza "prima", dei vettori, delle matrici.
Solo la/le matrice/i con valori non immaginari (vedi quanta di Planck) descrive una/le realtà del nostro universo.
La rappresentazione percettiva di questa realtà è quello che consideriamo il mondo fisico, vero. Da circa 10000 anni in India la chiamano Maja e la ritroviamo nei racconti di Castaneda.
L'eterno ritorno, la ciclicità intrinseca di un sistema originariamento "mono" (la frequenza) allorchè determina in un vuoto il "proprio" spazio sono intuiti dai nostri antenati: Tara, Kahlì, Iside, Spirito Santo, Madonna, Yin eccetera.
Tutto i cosidetti fenomeni ESP naturalmente rientrano in una tipologia di elementi immaginari, presenti nelle matrici, che appartengono ad uno spazio parallelo, che, condividendo uno dei propi piani con il nostro, potrebbe collidere.
Alcuni potrebbero condividere l'ipotesi che in realtà questo piano comune
con gli spazi "immaginari" sia l'anima o lo spirito delle persone.
Cosa ha "creato" il nostro Universo?
Di sicuro una struttura logica immateriale ed atemporale. Nome in codice? Allah, Dio, Yahve, Grande Spirito, Bhrama, Urano ?
Una mente logica o senziente?
Certamente non senziente per come può intenderlo un Umano.
Diciamoci anche che, a causa del tempo e della relatività, il nostro "creatore" potrebbe essere gia morto o terminato da un pezzo.
Piuttosto, cosa fa un Umano quando muore?
Rimane abbarbicato al proprio clusterino, come avrebbe voluto Lucifero?
Viene archiviato, solo se buono o prescelto dal signore, e rimesso in vita "alla fine dei tempi" oppure resta "accantonato" in una situazione di latency, come nell'Ade o nel Wahlalla?
Viene resettato e riciclato, reincarnandosi?
E' semplicemente erased?
Domande un tantinello più complesse.
Scritto da: demata | 10/10/07 a 18:00
Dimenticavo.
Complimenti per l'articolo, una vera e propria "summa" sull'argomento.
Scritto da: demata | 10/10/07 a 18:05
Grazie, fa piacere vedere non solo di essere letti, ma anche capiti...
Cmnq, il tuo reply è più complesso del mio post!
Che dire, procedendo con ordine: in primo luogo avrei voluto farti presente come quelle che tu citi fossero, in realtà, concezioni filosofico-religiose, però, poi, mi sono detto: "Ma sei sicuro che la Scienza, quando si spinge così in là, non diventi teorizzazione pura, e, in quanto tale, non diventi assolutamente paragonabile ad una _qualsiasi_ altra Weltanschaaung?"
No, mi rendo conto: non lo sono affatto.
Però, concorderai con me, nessuna di queste concezioni tocca anche solo lontanamente gli aspetti trascendenti che tu hai così potentemente sollevato. Anzi, _tutte_ le concezioni succitate, dalla prima all'ultima, rispetto al _perché_ dell'origine, non fanno altro che spostare la questione su un piano _diverso_ da quello del Big Bang.
In effetti, se il Big Bang implicava che non avesse senso interrogarsi sull'"origine", queste teorie non fanno altro che traslare la questione... Per dirla brutalmente, traslano gli interrogativi che ci si poteva porre sul Big Bang da esso a _prima_ di esso... Ovvero, traslando la spiegazione del perché dell'origine al _prima_ del _prima_, non spiegano un bel nulla.
E tu, col tuo bel e articolato commento, sposti la discussione su un piano che, per me, almeno al momento, è destinato a rimanere senza risposta...
Tempo fa - e parliamo solo di un anno! - sempre in questa stessa rubrica, mi trovai a discutere con un lettore molto preparato, e, in sostanza, arrivai a confermargli quanto dicevo col mio post originario (quello da cui s'era creata la discussione, intendo) e che, cioè, la Natura, nella sua complessità e meraviglia, mi dava l'impressione di essere una sorta di "esperimento consapevole" (non che io creda nell'Intelligent Design, intendiamoci).
Ora non sono piu' convinto che sia cosi'.
Quando guardo verso e _oltre_ il vuoto interstellare (metaforicamente parlando), cercando di fare astrazione da me stesso, non sento niente altro che non sia un freddo e desolante nulla.
Lo ammetto, l'idea di un _Principio Immanente_ (che, come te, ritenevo _non_ essere senziente nel senso "umano" del termine), mi aveva per parecchio tempo titillato, ma, adesso non so piu' che pensare...
Non mi fraintendere, non è che sia uno di quegli individui che ripiega nell'ateismo perché pensa di essere stato fregato dalla vita...
La questione è tutt'altra, anzi, sono - nei limiti - soddisfatto della mia esitenza, quindi la mia non è una "ripicca filosofico-interpretativa".
Forse è come dici tu, e come prima di noi rilevò Guccini, "Dio è morto".
Quanto alla problematica del "cosa accade all'essere umano quando muore", non so risponderti (ehm, sì, il discorso si fa complessino, forse troppo per le mie capacità di quasi ateo)...
Però una cosa, malgrado tutto, posso dirti di sperare ardentemente: che, finita l'esistenza terrena, ci sia dato di capire quale sia la reale natura delle cose.
(siamo caduti sul pesante!)
Ciao!
Davide.
Scritto da: asmodeo | 10/10/07 a 20:43
http://www.youtube.com/watch?v=gb7R7fq5kpU
Ecco tutta la verita` sul big bang...
Scritto da: Malese | 12/10/07 a 20:30
il genio, questo è genio!
lo dico sempre che i Griffin sono un pelo (branoso) appena sotto i Simpson!
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodeo | 12/10/07 a 22:25
Avevamo gia` discusso circa un anno fa' di cose simili. Vorrei far notare che credere di esistere oppure esistere veramente non fa` alcuna differenza. Se sento male perche` mi do` veramente una martellata su un dito non e` diverso dal sentir male "come se mi fossi dato una martellata sul dito". Inoltre, questione di anno piu` anno meno, tutti verremo formattati. Poco importa se da madre natura o dagli improbabili scienziati megalomani.
A parte queste mie battute cretine (tanto se io non esisto veramente e tu neppure chi se ne frega?)
vorrei fare un commento sulle 4 dimensioni di Einstein. Intanto chi introdusse come quarta dimensione il tempo non fu Einstein bensi` Minkowski, che era stato professore di geometria differenziale di Einstein. La relativita` ristretta si svolge infatti senza necessita` di introdurre il tempo come dimensione aggiuntiva.
In ogni caso lo spazio e` e resta a 3 dimensioni reali ed una "immaginaria" (in termini matematici). Infatti le tre dimensioni spaziali e la dimensione temporale non sono mai "Fuse" come spesso si sente dire. Il parametro T, cioe` il tempo, e` sempre preceduto dall'unita` immaginaria "i", e come e` ben noto ixi=-1. In qualunque equazione della relativita` generale potremo sempre distinguere lo spazio dal tempo. Mentre invece non e` possibile distinguere una dimensione spaziale da un'altra. Parlare di spazio quadridimensionale e` quindi comodo come linguaggio, ma e` ingannevole. Matematicamente, ed introducendo l'unita` immaginaria, si parla di spazio quadridimensionale. Ma la realta` fisica e` diversa. Infatti in fisica l'unita` immaginaria non puo` mai rappresentare una reale quantita` fisica. Il che , tradotto in termini semplici e brutali, sta a significare che tre patate piu` un ravanello non danno alcun risultato. Per eseguire la somma 3patate + 1ravanello occorre introdurre l'unita` immaginaria "i". In tal modo otterremo una entita` composta da quattro oggetti,e cioe` 3patate + "i"1ravanello=Q. Q e` una entita`(numero complesso) comoda dal punto di vista matematico, ma che ovviamente non esiste fisicamente, per il semplice fatto che non esistono gli "i"ravanelli ma solo i ravanelli. Spero di non essere stato troppo oscuro.Se al posto del ravanello mettevamo una cipolla potevamo fare un minestrone.
Scritto da: Sariddu | 14/10/07 a 01:04
infatti, tant'è che tra un'ora scarsa se magna!
aspetta, però, io e te avevamo già discusso, qui, in questa rubrica? ma avevi un nickname diverso?
cmnq, visto che che ci siamo, mo' te tartasso (si fa per dire) di domande: allora, io non sono un fisico, ma solo uno cui la fisica "ci piace", quindi ammetto senza problema niuno di avere detto ca##ate (anche più d'una), ma vuoi dirmi che con la RG Einstein non capi' la relazione tra spazio e tempo, cosi' come io ne parlo? quanto alla quadrimensionalità (le patate e i "rauanelli"), in effetti, anch'io parlavo di "finzioni", più o meno arbitrarie: non abbiamo detto la stessa cosa, quindi?
non conoscevo però i presupposti matematici della questione, però credevo di avere espresso - all'incirca, alla _piu'omenoquasi_ - il medesimo concetto...
o no?
in ogni modo, tanks!
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodeo | 14/10/07 a 12:16
Si`, avevamo gia` discusso un'anno fa di queste cose. Il mio nick al tempo era RR. Avevamo discusso piuttosto a lungo, sono quel tuo lettore che gentilmente definisci "molto preparato" . Einstein capi` benissimo la relazione tra spazio e tempo, sono i testi divulgativi che confondono le idee. Vedo che sulla "trascendenza" ti stai avvicinando alla mia posizione. Cordiali saluti.
Scritto da: Sariddu | 14/10/07 a 17:45
Ecco chi sei!
Mi era parso, ma mi sembrava che i due nick si discostassero troppo...
In effetti, hai ragione, per quanto però la mia "trascendenza", come ricorderai, era una trascendenza ammantata di razionalismo.
Adesso invece sono indeciso tra due posizioni filosofiche diverse (paroloni, ma non mi viene in mente nessun'altra espressione): da un lato, il considerare che forse, davvero, non c'è nulla di "trascendente" o "immanente" che dir si voglia e, dall'altro, il considerare che, se anche qualcosa c'è, è assolutamente alieno rispetto agli esseri umani. Così alieno, penserei, da non avere nessun legame con essi ("noi", se preferisci).
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodeo | 14/10/07 a 18:42
Ti spiego i due Nick. In realta` io mi chiamo Rosario Renato. dal che viene RR. Poi da Rosario vine Sariddu, diminutivo siculo.
Secondo me il problema della trascendenza e` il classcio problema che non puo` essere decidibile proprio per come viene posto. Non puo` essere decidibile ne` con la logica ne` con la fisica. Non puo` essere decidibile con la logica in quanto la definizione di "Trascendenza" in realta` non esiste. Qualunque definizione di "Trascendenza" e` una tautologia, come dire che A=A. Su tale asserzione la logica non ha nulla da dire, ne` che A sia vero ne` che A sia falso. La fisica non ha nulla da dire perche` non e` in grado di compiere esperimenti su un A che non si sa cosa sia. E che comunque, a quel che sembra di capire , per definizione non e` assoggettabile alle leggi di natura. Alla fine quindi la "Trascendenza" e` una sensazione, un sentimento, un'intuizione, ..... un qualcosa del genere, di natura soggettiva e interiore. Ma su una sensazione interiore ne` logica ne` fisica possono dire qualcosa. Ovviamente tutto questo non prova che non esista questa non definita "Trascendenza". Io direi che, da un punto di vista logico, spetterebbe a chi sostiene l'esistenza della "Trascendenza" dimostrarne l'esistenza. Ma non cosi` la vedono i "Trascendenzialisti". I quali asseriscono che la "Trascendenza" non e` soggetta alle leggi della logica, se no che "Trascendenza" sarebbe?
A me la tua seconda ipotesi,cioe` che il " Trascendente" sia completamente alieno a noi, non piace troppo, sul piano logico intendo. Preferisco l'ipotesi che la "Trascendenza" non esista proprio. Mi pare la soluzione piu` semplice.
Si potrebbe anche formulare una terza ipotesi: che il "Trascendente" siamo noi stessi. Un "trascendente" appiccicato ad una piccola massa materiale. Ma come, si dira`, un "Trascendente" che non riesce a capire se stesso!!!
E perche` no? Chi lo dice che un essere trascendente sia in grado di capirsi?
Comunque ammetto che questa terza ipotesi e` leggermente autocontradditoria. Secondo me occore attendere di essere "formattati". Se abbiamo la fortuna di essere eterni, allora sapremo.
Differentemente non sapremo, ma non ce ne freghera` un bel niente:
chi non esiste piu` non puo` porsi domande e no ha curiosita`.
Scritto da: Sariddu | 14/10/07 a 21:57
Ah-ha!
Anch’io sono mezzo siciliano!
Però, complimenti, mi piace molto il concepire la trascendenza come “preposizione indedicibile”.
In effetti, la “trascendenza”, comunque la si interpreti, non è altro che “fede”.
Però, ascolta: tu stesso rilevi come la trascendenza sia, per noi razionalisti - piu’ o meno convinti – indedicibile... Quindi pretendere da un “trascendenzialista” di spiegare cio’ che noi a priori non accettiamo fino a che punto è giustificabile?
La fede è fede, e vive di sé stessa.
Il problema, purtroppo per noi, è _in noi_...
Chi ha fede ce l’ha per motivi che esulano la logica, quindi tenderà a rifiutare le contro-argomentazioni circa le sue convinzioni indipendentemente dalla loro capacità di persuasione. E cio' proprio perché la fede inerisce una sfera che con la razionalità non ha nulla a che vedere...
En passant: curioso come certi bei discorsi finiscano sempre col toccare i medesimi argomenti...
Ricordi, credo proprio con te, finimmo col rilevare come, forse, la divinità e la trascendenza fossero da dedursi, in un Universo che, da inerte, si fa non solo materia vivente, ma materia pensante, in questo stesso evento...
Il che però significa, ancora una volta, non interrogarsi (o non volersi interrogare, o non sapersi rispondere) circa le Origini, come che si affronti la questione del, riduttivamente parlando, "Big Bang" (evento primo e originario da cui tutto nacque, parte di una lunga serie di eventi uguali, assimilabili o diversi, o, ancora, emanazione di altre realtà pregresse?).
Sai, sull’essere formattati, sono d’accordo: come già ho detto a Demata, forse solo morendo scopriremo la verità. D’altra parte, se non sarà così, in un’ottica sofista, potremmo tranquillamente fregarcene: la morte, attimo di transizione, non esiste.
O no?
;-)
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodeo | 15/10/07 a 16:46
Coloro che amano la fisica sono sostanzialmente persone curiose, come quei bambini che smonterebbero anche una formica per sapere come funziona. Certamente dopo la morte sapremo, ma a condizione che dopo la morte ci sia qulacosa. Se non c'e` nulla dopo la morte, allora la nostra curiosita` si estinguera` con noi stessi ed il problema non sussistera` piu`. Quello che mi scoccia e` che se dopo la morte c'e` il nulla, alla fin fine devo soddisfare le mie curiosita` prima di lasciarci le penne. Comunque rispetto a te sono avvantaggiato. Nell'ipotesi che si muoia per finta io ho buone probabilita` di sapere prima di te, dal momento che ho 62 anni. Vedremo.
Scritto da: Sariddu | 15/10/07 a 19:21
se ti consola, e non è una frase buttata là _tanto per_, ti facevo assai più giovane. invece hai quasi l'età di mio padre...
è proprio vero che la "jeunesse" è una condizione mentale.
in ogni modo, su quanto dici, siamo perfettamente d'accordo...
forse anche per questo siamo spinti a conoscere, no? personalmente, il sapere che la vita è un treno dal biglietto a corsa limitata mi ha talvolta fatto desiderare di avere due cervelli, o, meglio, di potermi sdoppiare. sono cosi' tante le cose che vorrei conoscere, i libri che vorrei leggere, i posti che vorrei vedere, e, perché no, le donne che mi vorrei fare (perdona l'ardire, ma quando ce vo, ce vo) che, davvero, più di una volta mi sono trovato a desiderare l'ubiquità.
che, ora che mi ci soffermo, è una forma di immortalità...
cmnq, sai cosa mi fa veramente non solo specie, ma mi fa profondamente girare le palle?
la discrasìa (è un parolone, ma è perfetto) che c'è tra il tempo medio che ci è dato di vivere e il modo in cui il cervello stesso recepisce la realtà.
checcazzo (riscusami, ma quando ce vo, ce vo) mi pare ieri che andavo alle elementari... se tanto mi dà tanto, mi troverò settantenne senza nemmeno avere capito come.
mah...
a presto, Rosario, e buonanotte.
ciao,
Davide.
Scritto da: asmodeo | 15/10/07 a 21:28