- § 5
Salì in macchina, trafelato e scosso, e non del tutto in grado di capire cosa gli stesse accadendo, ma , poco dopo, corresse il tiro
(La realtà è che non vuoi capire cosa stia succedendo)
rendendosi conto che non voleva rendersi conto della situazione schifosa in cui si trovava.
La sua preoccupazione più grossa non era tanto costituita dal fatto che, in buona sostanza e a stringere, un'associazione che sarebbe dovuta essergli d'aiuto e invece s'era dimostrata una congrega di psicotici avesse in mano dieci suoi assegni per l'ammontare gigantesco di cinquantamila euri, quanto piuttosto dal fatto che, a breve - a brevissimo - termine avrebbe cominciato a disgregarsi.
(Si sarebbe disfatto pezzo-pezzo)
S'era messo, senza volere, in una situazione schifosa: il consulto appena avuto gli era costato cinquecento euri e, non essendosi mai preoccupato di farsi aumentare il plafond della carta che gli faceva contestualmente da Bancomat e da carta di credito, aveva, in quella giornata, prelevato il prelevabile.
Erano le 17.00 passate, e le banche erano oramai chiuse da un'ora e passa.
Pensò alla carenza da brownsugar
(Ah, brown sugar how come you taste so good
(a-ha) brown sugar, just like a young girl should)
e la rimpianse: era dura, ma era, come dire, una carenza onesta.
La white paky era, invece, tutta un'altra merda.
Aspettare fino a mezzanotte?
Come se il Bancomat fosse una sorta di Cenerentola telematica, risolutrice di ogni problema?
La proposta inoltratagli da quella parte ancora ingenua del suo cervello (quella parte che, per qualche bizzarra ragione, sembrava sconoscere o sottovalutare le droghe), venne bocciata con uno scoppio di risa piatto ed atonale.
A sentirsi ridere così - una risata lunga e secca - senza crescendo, che si interruppe brutalmente, così come era cominciata, pensò che il cervello gli fosse partito per i margini estremi della galassia, ed ebbe paura.
[A dirla tutta e senza raccontarsela, lo sapeva, non era mica la prima volta che ci finiva, la carenza da pakistana bianca era come vetro trito spinto a forza in gola, come elettrodi applicati sulla colonna vertebrale, come, senza esagerare, un bel cocktail di lamette Wilkinson fattoti bere a forza... E lui c'era dentro in pieno: quindi il panico sembrava l'unica sensazione ammissibile.]
Ulteriori immagini oscene in diretta provenienza dal suo inconscio come dei missili mentali impazziti gli fecero torcere le budella.
Era strano, pensò, come certi pensieri facessero male solo quando venivano elaborati finitamente. Se li si lasciava in pace, a giacere come giganti addormentati nell'inconscio, era come se non esistessero; se li si formulava in modo compiuto, diventavano, all'improvviso, dei mostri distruttori.
Si rese conto, con un sussulto involontario, di avere in mano la medaglietta di Strega.
Era grossa e pesante.
(Si chiama Marco, cazzo, chiamalo come si chiama, è un uomo, ha un'identità)
Guardò di nuovo l'incisione sul retro e gli venne in mente l'incisione, di ben altro tipo e tono, che suo padre - detto da lui e da suo fratello "Der Kolonel" - aveva fatto intagliare sul fondale della cassa del Rolex Day Date di platino che gli aveva regalato per i suoi 30 anni. Un regalo che, visto il rapporto intercorrente tra di loro gli era parso totalmente incongruo, anche perché, incisione a parte, l'orologio era nuovo e doveva essere costato una follia.
Il sempre distaccato e per nulla amorevole Colonnello Nova, ex militare, ex poliziotto e da trent'anni scarsi membro dei Servizi Segreti, aveva avuto la geniale pensata di fargli incidere sull'orologio regalatogli un bel "Ad Andrea, per i tuoi trent'anni, CPDNV".
"Papà, questa me la devi spiegare, davvero, non capisco proprio che voglia dire", ricordava di avergli chiesto, scherzando con lui per la prima volta in vita sua.
"E' un'implorazione", gli aveva risposto, con lo sguardo stranamente rivolto verso il tavolo ancora apparecchiato su cui erano entrambi seduti ed un tono di voce che, anche se non ne era certo tuttora, pareva triste. Chissà perché aveva aspettato che rimanessero soli, si era chiesto più volte, e in quel momento aveva compreso perché.
"Un'implorazione? E a chi? A qualche Santo?", aveva domandato lui con tono divertito. Anche il solo fatto che avesse un tono divertito era una novità assoluta, ma la situazione lo incuriosiva davvero.
"No: rivolta a te. Vuol dire: 'Con Preghiera Di Non Vendere'", aveva risposto suo padre, questa volta con il freddo atteggiamento di sempre.
Sul momento, la cosa l'aveva fatto ridere; adesso invece, a mettere a confronto le due dediche
(A Marco - Piccolo amore mio, benedetta sia la tua venuta al mondo)
non riusciva che a provare
(Ad Andrea, per i tuoi trent'anni, CPDNV)
una sensazione orrenda, una sensazione che, se fosse stato completamente onesto con se stesso, avrebbe capito essere odio assassino.
Der Kolonel... Aveva aspettato che fossero soli perché, sapeva ora con certezza, la questione della dedica sarebbe dovuta rimanere tra loro. Né l'attuale compagna di suo padre (per lui una emerita ed assoluta sconosciuta, in ogni caso), né suo fratello ne sapevano nulla, a quanto pareva, e la pretesa implicita nell'avere atteso che fossero soli era che dovessero continuare a non saperne nulla.
In quello strano stato di acume adamantino quasi allucinatorio che è la pre-carenza, durante il quale si possono cogliere delle grandi verità (così come i Santi durante il delirio mistico giungono all'illuminazione, un junkie nel limbo della pre-rota poteva acquisire poteri di divinazione), si chiese se, per caso, suo padre non sapesse tutto, e quella non fosse che una consapevole allusione al suo stato, e, pertanto, un'implorazione da intendersi alla lettera. Una prece fatta e finita, anche se rivolta alla sua testaccia di cazzo, e non al buon Dio.
Sarebbe stato perfettamente in linea con il suo stile.
"Figliolo, brutta testa di cazzo, tu pensi di avere fregato quel fesso di fratello poliziotto che ti ritrovi, che pende dalle tue labbra per motivi a me del tutto sconosciuti, e, magari, è davvero così, ma credi di avere fregato me?", si sentì echeggiare nel cranio.
Non era la prima volta che, in quello stato, in testa gli risuonavano le voci dei suoi immaginari interlocutori, riproducendone con esattezza inflessioni, tonalità e modi di dire; tuttavia, quella volta, complice il tono autoritario che suo padre aveva quasi di regola e che gli era perfettamente echeggiato in testa e la paura sempre più impellente di farsi una rota di quelle dure, ebbe tanta di quella paura che per poco non si orinò addosso. "Mi sa che è destino: oggi ti piscerai addosso", pensò, e pensò questo con la sua solita fantasia: non si sarebbe fatto addosso due gocce. Nononono, si sarebbe fatto addosso un quarto di litro di orina senza potersi minimamente controllare, trovandosi a sguazzare in un mare di pisciazza.
Per quanto strano e contorto sembrasse, gli venne fatto di pensare che, forse, suo padre sapeva, ma, a quanto pareva, doveva aver giudicato che non avesse ancora passato esageratamente il segno. Magari il motivo per cui gli era sembrato triste era perché era preoccupato per lui, ma ci credeva poco. Era più facile che fosse preoccupato dalle "ricadute" di un suo possibile arresto e da un danno alla sua immagine, che dal suo stato di salute e dalla sua sorte in generale.
Pensò che, se però avesse capito a che punto suo figlio era in realtà, lo avrebbe fatto arrestare con un qualsiasi pretesto, non prima, quasi sicuramente e soprammercato, di averlo fatto ingrassare di botte (come lui usava dire). Come, del resto, era bravissimo a fare. Lo stato in cui era in realtà... In quell'istante si rese conto che, messo com'era, avrebbe fatto una marchetta con bocca e culo, pur di non stare male. Quindi no, Der Kolonel non doveva nemmeno lontanamente immaginarsi la realtà del suo stato.
Pensò ancora, con orrore attonito, all’astinenza da pakistana bianca.
Non che la coca non ci avrebbe messo del suo, certo...
Ma il problema della poli-tossicodipendenza da white e coke era, purtroppo, la white.
La sindrome astinenziale da coca era al 90% mentale e al 10% fisica, quella da pakistana al 90% fisica e al 10% mentale.
"E adesso? Che cazzo faccio?", si disse ad alta voce.
Guardò nuovamente la medaglietta, come se si fosse d'improvviso materializzata dal nulla, dato che se l'era del tutto scordata malgrado la stringesse tra pollice ed indice, e capì di avere la soluzione... in mano.
continua...
Ciao Davide! Bello il seguito di Sepolcri Imbiancati....te lo dico sempre, sei bravissimo! Sai che sono andata in biblioteca? Ho preso il libro di "Burroughs"," La scimmia sulla schiena" e il libro di Bukowski "Factotum"...sono immersa nella lettura! "The Naked Lunch" non sono riuscita a trovarlo, peccato! Ciao,
ps: Ti ho mandato una mail..! Baci By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 12/12/06 a 19:54
Grazie, Marlene...
Stai leggendo "La scimmia sulla schiena"?
Guarda tu il caso: l'ho già letto, ma, proprio in questi gg che sono a casa febbrato, mi sono messo a rileggerlo.
A proposito, il titolo originale era "Junkie"...
In realtà, la frase "A monkey on the back" era il modo in cui definivano vizio degli stupefacenti nel gergo della malavita di Chicago (modo di dire questo che mi ha dato un ottimo spunto, e che finirà in "Sepolcri Imbancati").
D'altronde, come dare torto al traduttore?
Avrebbe dovuto intitolarlo "Tossicaccio", o "Scimmiato", o qualche altra simpaticheria del genere, e, beh, diciamolo, avrebbe avuto tutt'altro suono.
Hai cominciato "Factotum"?
Brava, brava ti sto proprio facendo (spero non da cattivo) maestro!
;-)
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodave | 13/12/06 a 12:40
Ciao! Ho finito di leggere "La scimmia sulla schiena" pochi minuti fa...bello come libro, mi è piaciuto come ha unito il gergo all'uso di termini medici e scientifici..."Factotum" lo inizierò oggi...Mi dispiace che sei ammalato, spero guarirai presto!
Ciao!! By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 13/12/06 a 14:29
Hai ragione...
Il bello di quel libro è proprio la commistione tra tono "alto-letteral-scientifico" e quello che, all'epoca ovviamente, era il gergo "basso-malavitoso-hipster".
Adesso certi termini di "Junkie" suonano un po' strani...
Prendi "puntura", o "partito", o "essere su" (inoltre, quanta efficacia si perde nel tradurre certi termini dall'inglese!)...
Ma, bisogna ricordarlo, è un libro del 1953.
Tra l'altro, quella commistione linguistica io ho cercato di riprodurla in "Storia di Asmodeo"...
La cosa strana è che, me ne accorgo ora, fu un'influenza non consapevole.
Certi termini ("junkie" tra tutti) mi arrivarono proprio da lì, ma poi con gli anni me ne sono dimenticato del tutto.
Cmnq, se ti piacciono Burroughs e Bukowski, prova Philip K. Dick (magari, comincia con "La svastica sul sole"): secondo me, te ne innamorerai.
Ciao,
Davide.
p.s.: non mi meraviglia che tu non abbia trovato "The Naked Lunch": è un libro molto particolare, e, ora che faccio mente locale su di esso, abbastanza "difficile". Burroughs lo scrisse con la tecnica del "cut up" (che, più o meno, puo' tradursi con "collage"), e, per conseguenza, fini' con il diventare un libro per "iniziati" ("iniziati" a Burroughs stesso, intendo dire).
(Alla faccia del p.s.!)
Ri-ciao!
Scritto da: asmodave | 13/12/06 a 15:27
Ciao! Ho letto nella prefazione di "Junkie" che c'era scritto che "The Naked Lunch" era fatto con la tecnica del "cut-up", però mi piacerebbe comunque leggerlo. La prossima volta che andrò in biblioteca andrò a guardare se trovo qualche libro di questo Philip K. Dick, e ti dirò...
Ho finito di leggere il libro di Bukowski, davvero molto bello! Ciaooo! By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 13/12/06 a 21:50
Beh, se prendi ad esempio quel brano che ti ho inviato per e-mail, capirai che di motivi per leggerlo ce n'è...
La figura persa e smarrita di Lee (visto che anche Burroughs aveva le sue "ossessioni nomistiche"?) e il suo antagonista, il terribile Dr. Benway, da soli valgono il libro.
Anche il film, diretto dal mitico (per me, quantomeno) Cronenberg, è un altro bel trippazzo mentale di quelli dolorosi e devastanti.
Per dire: ci sono delle scene in cui una macchina da scrivere-organo sessuale femminile prende vita che sono davvero allucinanti...
Ma per quello aspetta qualche anno: mi sa che è un film troppo pesante per una quindicenne!
;-)
Hai già finito "Factotum"?
Cavoletti di brukselles, sei una scheggia!
Ciao,
a presto,
Davide.
Scritto da: asmodave | 13/12/06 a 22:34
Ciao Davide! E' vero, il brano che mi hai mandato via mail dimostra in pieno che ci sono 1000 motivi per leggerlo! Comunque secondo me tutti gli scrittori hanno ossessioni nomistiche, guarda me per esempio (per quanto mi si possa definire scrittrice!), in 86 noterai che tutti i personaggi hanno un soprannome, non ce n'è nessuno con il suo nome originale...ci ho messo più tempo a trovare i soprannomi che a scrivere il libro(no, scherzo!)!
E non solo ho finito una volta "Factotum", ma l'ho finito 2 volte. Mi sono appassionata a quel libro, mi è piaciuto un sacco!
Ciao Davide, a prestissimo, baci
By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 17/12/06 a 18:55
Ciao Marlene!
Vero, ogni "scrittore" ha le sue "ossessioni"...
Andrea, Daniele, Asmodeo e le sue varianti (Asmodai, Ashmadaeva e, per "traslazione" AsmoDave e AshmaDave) sono le mie...
Ma, per quanto mi riguarda, penso sia abbastanza palese!
Bye,
Davide.
Scritto da: asmodave | 17/12/06 a 20:32