Fallimento collettivo
Due giorni fa mi chiama un vecchio amico originario del Lazio, che, da un annetto a questa parte, vive a Milano.
Sta valutando la possibilità di cominciare a lavorare per una software-house torinese, che dovrebbe collocarlo presso una nota azienda di produzione di automezzi pesanti, anch’essa torinese.
Dato che dovrà cominciare a lavorare oggi, ha preso alloggio temporaneamente dalle parti della suddetta azienda, in Corso Giulio Cesare, all’altezza di dove la Dora e lo Stura confluiscono.
Voleva farsi un aperitivo, e, dato che io lavoro a Leinì e, al momento, sono senza macchina, mi ha chiesto di raggiungerlo davanti all’albergo di cui è ospite intorno alle sette e mezza, di modo che potessimo poi partire da lì alla volta - quasi di certo, sono un torinese di quelli seri ed abitudinari, io - del quadrilatero.
Stranamente sono arrivato in anticipo di mezz’ora.
Sapevo che il giardino adiacente all’hotel in questione fosse divenuto una specie di giungla junkie, ma mai più mi aspettavo quello cui mi sono trovato davanti.
L'hotel in questione è il Novotel (lo dico non per fare pubblicità occulta né tantomeno pubblicità negativa, ma solo per collocare i fatti di cui sto raccontando).
Dappertutto capannelli di junkie, e, più giù, oltre il prato in discesa che sta davanti all’hotel, almeno una decina di pusher neri e altissimi, attorniati a loro volta da altri capannelli (questa volta di loro clinti: i junkie).
Lo scenario è da incubo.
Sembra di avere davanti uno di quei parchi svizzeri a cielo aperto, in cui l’eroina viene somministrata gratuitamente, da parte di strutture statali.
Accoccolati a terra, a farsi, ho contato almeno una decina di individui.
Il pudore non è di zona, vedo.
In parte per quello che ho appena detto, ma soprattutto perché è pieno di ragazzi italiani che procacciano clienti ai suddetti pusher (i cosiddetti “galoppini”), urlando manco fossero dei battitori.
Ci sono perfino due tendoni fatti di stracci, presumibilmente abitati.
Dappertutto c’è immondizia di ogni tipo, ma in prevalenza si tratta di coloratissimi sacchetti di nylon.
Il risultato è che vedi campeggiare pattume ovunque, fino a centinaia di metri da dove sei.
Immagino che a terra ci siano tante di quelle siringhe usate che, se anche decidessero di bonificare la zona a partire da domani, ci impiegherebbero qualche mese.
Davanti a me, a pochi metri dal margine della strada, ho un gruppo di quattro persone, tre ragazzi ed una ragazza.
Stanno discutendo animatamente. Ad un certo punto uno dei ragazzi ne colpisce un altro con un gancio - ben dato, devo riconoscere - in piena faccia.
La ragazza si mette a strillare, ma, chissà come e chissà perché, il ragazzo che si è preso lo sganassone ed è finito a terra non reagisce.
Evidentemente aveva torto.
O magari aveva solo paura.
A dieci metri da me, un’altra ragazza (questa bellissima, devo dire), che può avere sì e no vent’anni, si addentra nel parco.
Subito sono incerto nel capire cosa possa fare qui, ma quando poi noto che il rimmel e il mascara gli sono colati sul viso e che ha le caviglie sporchissime, capisco che è anche lei qui per il motivo per cui lo sono gli altri.
La guardo bene, e capisco che sta piangendo.
Il rendermene conto mi provoca un tuffo al cuore.
A circa cento metri da noi c’è una volante della polizia.
In apparenza (ma magari mi sbaglio, e stavano facendo dei controlli), sono lì che parlano amabilmente con un gruppo di tre persone.
Gli eventi che hanno luogo sotto di loro sembrano non preoccuparli granché.
D’altra parte, coloro che gli sono davanti, sia pusher sia junkie, ricambiano con altrettanta indifferenza.
Se ci pensate, è terribile.
è evidente che quella che la Questura torinese ha deciso di porre in atto non è altro che una politica di riduzione del danno.
Probabilmente hanno ordine di intervenire solo se la situazione degenera oltremisura (in effetti, quella di cui parlo è già una situazione degenerata in sé per sé).
Vorrei dirmi che è inevitabile, che, avendo il fenomeno una tale portata, la Polizia o i Carabinieri non possono fare nulla oltre a quello che già fanno.
Non siamo di fronte a qualcosa di marginale o sporadico: ci sono almeno un centinaio di persone.
Inoltre, dato che ogni giorno che passo davanti a questo simpatico tossic-park (siano le otto di mattina o le otto di sera, è indifferente), vedo sempre gente che va e viene, è palese che il fenomeno, per tale giardino, deve essere endemico.
Se vogliamo fare una semplice proporzione, basandoci sulla percentuale di tossicomani a livello nazionale, che è attorno al 1% della popolazione italiana, vuol dire che nella sola Torino i drogo-dipendenti sono diecimila.
Considerando che le altre grosse piazze di spaccio sono molto più rischiose, si capisce il riversarsi di tutto quel disperato mare in questo disgraziato e penoso parchetto.
Ed ora arriviamo al titolo di questo post.
A mio parere un tale fenomeno è un perfetto esempio di come la società contemporanea e di come la modernità socialità collettiva possano miseramente fallire.
Quello che mi sfugge è perché certe cose siano permesse.
Chiariamo, io non sono un moralista o un proibizionista, anzi au contraire…
Però sono dell’idea che questa problematica possa essere affrontata in soli due modi possibili: o con la proibizione totale o con la legalizzazione totale.
L’alternativa numero 1 sarebbe quella della proibizione totale.
Se consumi droghe pubblicamente, finisci dentro; se acquisti droghe e vieni colto in flagranza di reato, finisci dentro; se spacci, finisci dentro e ne esci dopo un lungo numero di anni.
L’attuale situazione è una via di mezzo, una forma di proibizionismo ibrido che non risolve nulla (chi viene colto in possesso di droghe è soggetto a provvedimenti amministrativi, e, al più, al ritiro della patente; chi spaccia al minuto spesso è fuori dopo qualche giorno, perché gli immigrati di colore sono spesso giustificati dallo "stato di necessità" in cui si trovano. Questa è un curioso pregiudizio, che spesso genera ingiustizie: ad un italiano si rimprovera il suo stato di nullafacente alla stregua di una scelta, al "colored man" gli si attribuisce un alibi sociale. Naturalmente, chiunque usi un minimo la testa può benissimo rendersi conto di quanto fallace sia questo ragionamento e di come, in quanto pusher inveterati, costoro siano tutt'altro che degli homelesses miserandi ed incapaci di mantenersi.
In breve: perché permettere che certe zone della città subiscano un tale scempio?
Perché permettere i costi sociali che l’illegalità in cui sono costretti i tossicomani da questa forma di proibizionismo ibrido produce?
Si rendono conto coloro che hanno il potere in mano dei danni economici che aberrazioni come questa inducono?
Che danni avrà subito il Novotel da quanto gli accade davanti?
Mettiamoci nei panni di un cliente di questa struttura (il che, tra parentesi, ci riporta al mio amico).
Arrivate, magari a notte fonda, e tutto vi pare normale...
Certo, l’hotel è un po’ defilato, però la struttura è nuova, e, dall’esterno, pare gradevole.
Andate a dormire, vi svegliate, chessò, poniamo alle dieci di mattina, vi affacciate, et voilà: davanti vi si prospetta una scena da inferno alla Dore' (o alla Bosch, se preferite Bosch ed i suoi rutilanti colori infernali).
Quante sono le possibilità che vogliate tornare in un posto del genere?
Ve lo dico io: nemmeno una.
E ciò indipendentemente dalla presenza di Polizia o Carabinieri.
Non vorrete tornare per il semplice motivo che non volete essere sommersi dall’orrore e dall’angoscia un’altra volta, non per la paura di essere rapinati. Questa gente ha altro in testa che rapinare, quindi non è per quella paura che non torni, ma perché hai sperimentato un inferno di squallore ed angoscia ed è chiaro che una volta nella vita sia più che bastante.
Il mio amico mi ha detto che ormai era lì e che sarebbe rimasto lì, ma che non sarebbe tornato manco se gli avessero offerto di soggiornare gratis.
Quanto ai danni economici prodotti dai consumatori di droghe, credo si sia nell’ambito dell’incalcolabile.
In effetti, costoro, quasi di certo (ci sono le eccezioni, ma consideriamo la regola):
1) producono un costo opportunità legato al fatto di lünon lavorare (ovvero: la perdita è data da ciò che potrebbero produrre se fossero degli individui sani);
2) delinquono;
3) si prostituiscono;
4) creano sofferenza a sé stessi e devastano le loro famiglie, coi costi sociali ed economici che ciò implica.
Naturalmente, i punti da 1) a 4) possono sia presentarsi singolarmente che contestualmente, il che produce gamme di individui che vanno semplicemente dal tossico che non lavora al tossico che non lavora, delinque, si prostituisce e crea sofferenza.
Pensate stia esagerando?
Bene, allora ascoltate questa: un mese fa circa, proprio nel giardino di cui vi sto parlando, venne trovato morto un ragazzo di Settimo Torinese.
Aveva - se non rammento male - 25 anni.
I giornali dapprima liquidarono la questione dicendo che era deceduto per overdose (il che sarebbe stato, in un certo senso, responsabilità sua e solo sua), ma poi venne fuori una verità completamente diversa.
Il ragazzo non era affatto morto di overdose: era stato ucciso a calci e pugni.
Raccontano i testimoni che a pestarlo a sangue sia stato un pusher nero, ex-kick boxer.
Particolare farsesco (nel senso che fa pensare allo strano ruolo che ha la Polizia in vicende come questa): si sa chi è stato.
L’assassino è un pusher noto come Fifty.
Pare fosse un ipovedente, e che il ragazzo ucciso lo abbia fregato per non si sa quanto tempo e per quale ammontare con del denaro falso.
I galoppini presenti erano talmente terrorizzati che hanno obbedito alle richieste del picchiatore e di altri spacciatori che chiedevano che il ragazzo, dopo il pestaggio, fosse spostato lontano dai loro occhi (lontano dagli occhi, lontano dal cuore, no?), senza sollevare obiezioni. Come potrebbero del resto? Larve umane che per una dose farebbero le troie, perché mai avrebbero dovuto difendere un italiano portaguai?
Sembra che il ragazzo fosse a terra svenuto, sanguinante e incosciente, e che questo disturbasse l’estetica della piazza e le operazioni di vendita comune degli altri spacciatori.
Quindi è stato sollevato e gettato dietro dei cespugli come se fosse stato una cosa. Abbandonato dietro i cespugli è morto per assenza di soccorsi.
Ora Fifty è latitante.
Naturalmente, quest’omicidio rimarrà impunito, perché, nella migliore delle ipotesi, il pusher in questione è ancora qui ma avrà cambiato piazza e nome, nella peggiore ha cambiato paese.
Ascoltate ora quest’altra: un tossicomane incallito "comune" deve sostenere una spesa quotidiana di circa 100 euro.
Parametriamo questa cifra riferendola ad un anno solare e ad una città come Torino:
100 eu. x 10.000 persone (che sarebbero l’1% dei torinesi) per 365 gg fanno (tenetevi forte) 365 milioni di euro.
[En passant: visto che la popolazione italiana è di poco più di 58,5 milioni di individui, quel dato là, riferito non più a Torino ma all’Italia intera, va moltiplicato per 58,5!!! Il consumo medio annuo italiano di droghe pesanti è di – imho, si intende, ma sono pronto a mettere le mani sul fuoco che quel dato è giusto – 21.350,00 milioni di euro!!!, Che, se gli euri vi sono ancora relativamente ostili, significa 41.340,00 miliardi di lirette!!!]
Ecco: qui sta il fallimento collettivo e societario di cui dicevo.
Che a 25 anni si possa morire in un modo così indegno mi turba profondamente.
Che cifre di quell’ammontare possano finire ogni anno nelle tasche delle criminalità organizzata poi mi turba ancora di più.
E’ ovvio che, qualora si passasse alla somministrazione controllata, queste cifre non verrebbero incamerate dallo stato (se così fosse ad un pusher ne sostituiremmo un altro); certo è che quella mostruosità finanziaria non sarebbe più in mano alla criminalità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha qualificato la tossicodipendenza come “malattia compulsiva e recidivante”.
Chiariamo, non giustifico chi delinque (o cerca di fregare un pusher) per drogarsi; dico solo che la sindrome astinenziale può essere uno spauracchio terribile, capace di indurre chi ne è vittima alle azioni più aberranti.
Quel ragazzo aveva una madre, un padre e, magari, dei fratelli e delle sorelle.
E’ morto ammazzato di botte perché era un tossico.
Dunque, e ora concludo, a mio parere, la questione tossicodipendenza va affrontata dalle autorità con attitudine scientifica, senza moralismi e senza l’intenzione di redimere chi, oramai cronico, ne è vittima.
Tra parentesi (ma questa è una divagazione che non voglio affrontare), non mi spiego perché l’alcool, che fa molte più vittime dell’eroina (sia direttamente sia indirettamente) non sia dichiarato, come questa, illegale.
Qualora non lo sapeste, i morti per eroina ogni anno sono circa 900, quelli prodotti dall’acool circa 20.000.
Le attuali terapie per contrastare le tossicodipendenze (leggonsi: Sert ed annessi e connessi) servono a poco, quando non, nella peggiore delle ipotesi, a nulla.
Trovo paradossale (per non usare altri termini), che solo gli autentici scienziati – come lo è un Veronesi - riescano ad affrontare la situazione in questione per quello che è, senza preconcetti, moralismi o aprioristiche prese di posizione.
Se non siete d’accordo con me vi invito a farvi una gita al 338/34 di Corso Giulio Cesare: chissà che un excursus in questo particolare Inferno derivato dalla cocaina e dall’eroina non vi induca a cambiare idea.
Bye,
Davide.
Che film dell'orrore!! Sono sicura (ci spero) che la Redazione domani ti metterà in prima pagina.
La zona che tu descrivi è un inferno tale che il Sindaco dovrebbe attivarsi subito per bonificarla!
Scritto da: Genny.c | 21/09/06 a 21:58
Ciao Genny...
Grazie del commento.
Cambiando discorso, e ricordando un tuo post (quello in cui parlavi di quella ragazza di Falchera che si era persa sulle strade della vita): ma andavi a scuola all'A. Moro?
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodave | 22/09/06 a 11:42
No, le medie le ho fatte fuori Torino, in città ho fatto le elementari alla Sabin di Corso Vercelli :))
Scritto da: Genny.c | 22/09/06 a 12:57
Ciao...
La zona però è "quela".
In effetti, l'A. Moro è una superiore, ed è migrata da C.so Giulio a Via Paisiello a Via Scotellaro a c.so Giulio di nuovo...
Mi sembra di averti già visto da qualche parte, per quello lo dico!
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodave | 22/09/06 a 15:09
Ciao!Ho ricevuto il tuo commento!Grazie per il consiglio!Comunque oggi è successa una cosa ancora più bella!In pratica sono andata a Gardaland e c'era anche Davide.In corriera abbiamo sempre parlato insieme!Che bello!Comunque non so se beve ancora adesso,ma credo di sì,perchè ieri l'ho visto al bar...comunque nn credo che centri qualcosa il nome "Davide"con il comportamento delle persone..perchè il Davide di cui parlo io ha sempre seminato casini,ma gli altri "Davidi" che conosco nn hanno mai combinato nulla di grave..è solo lui che mi fa dannare!No,beh,comunque oggi gliene ho parlato,della sua cattiva abitudine,e lui ha detto che sta provando a smettere,ma che proprio non riesce...ho detto che in ogni caso se ha bisogno di aiuto io son sempre qua,lui mi ha detto che spera di poter contare su di me!Che bello!:-9dimmi quando hai finito "The box",i tuoi racconti sono davvero appassionanti,mi prendono!!Quello che non sono riuscita bene a capire era quello di Zinbo,cioè i due gemelli,Pietro e Paolo...come erano cloni??Boh,magari quando l'ho letto ero un po' rintronata,ma proverò a rileggerlo..Vabbè!Grazie mille ancora per il consiglio,ma non credo di dover parlare con i suoi,anche perchè lo sanno già!Ciaooo!Kiss:-9By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 24/09/06 a 20:54
Ciao,
Sono contento così.
Vuol dire che la situazione è meno grave di quanto pensassi.
Hai letto "The 'Zinbo's Samba"?
Ah...
Su un certo tipo di racconti devo cominciare a mettere avvisi tipo "Suggested for mature readers", mi sa...
Cmnq, no, Pietro e Paolo non sono cloni, si somigliano solo talmente tanto che il protagonista pensa che lo siano.
Tant'è che pensa che si siano riprodotti per "partenogenesi".
La storia di Zinbo dovrebbe essere una storia pulp, non è fantascienza.
Ciao, mascotte!
Davide.
p.s.: gli altri "Davidi" che conosci dunque sono sani? Eh, allora ci sono delle eccezioni, menomale!
Scritto da: asmodave | 25/09/06 a 09:38
Tragico reportage. Considerazioni sensate.
Ti hanno segnalato il post?
Meritava.
Comuque, devi cercare di essere più sintetico, è la legge del blog.
Scritto da: Biz | 30/09/06 a 12:48
ciao,
magari il motivo per cui non lo hanno segnalato è proprio dato dalla mancanza di concisione (in effetti, i tre interventi che mi hanno segnalato erano molto brevi), ma, come ho detto nel "chi sono" e altrove, il mio blog è una finestra affacciata all'interno mia capoccia, dunque quando posto non punto tanto all'essere segnalato (anche se, ovviamente, quando capita mi fa piacere), ma quanto piuttosto a sfogarmi (sempre creduto nel potere terapeutico della scrittura).
ciao,
davide.
Scritto da: asmodave | 30/09/06 a 15:26
No, Davide, purtroppo no. Cerco di venire in Italia il meno possibile.
Comunque, tra pochi giorni risponderò alla tua gentilissima e-mail, piena di consigli utili. Ti ringrazio in breve sin d'ora. E, in questa risposta, ti dirò che ho prenotato quel test a Torino, e sarò quindi li' intorno al 18 novembre. E magari ci vediamo, se tu non sei impegnato.
Scritto da: Filippo | 30/09/06 a 16:11
Ok, magari replicheremo in piccolo il bloggers party...
Se non è troppo farmi i fatti tuoi, come mai cerchi di venire in Italia il meno possibile?
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodave | 30/09/06 a 16:21
Beh, non voglio perdere altro tempo dopo 26-27 anni sprecati. :-) E poi, non voglio spendere soldi, che non ne ho. E poi, non ne vedo l'utilità. Non c'è niente in Italia di cui senta la mancanza...
Scritto da: Filippo | 30/09/06 a 16:24
Ciaoo!!Ho letto il tuo commento,sono davvero lusingata di aver ricevuto il tuo invito come anche quello degli altri bloggers..per me Novara è un po' lontanuccia,dato che abito a Vicenza,ma spero tanto di riuscire a venire...teoricamente mia madre non dovrebbe darmi molti problemi...beh,in questi giorni magari saprò dirti meglio!A presto!Ciaoooo!Kiss:-9By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 30/09/06 a 19:16
No,no,no!!!Uffa!!Mia mamma rompe...forse non potrò venire...comunque persevererò molto nell'intento di convncerla,ho tempo fino al 10 ottobre...speriamo!!!Voglio tanto esserci!!!Ciaooo!By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 30/09/06 a 19:27
Di' che vai con Davide. Non so bene perché, ma quand'avevo la tua età e fino alla maturità, le mamme dei miei amici prendevano il mio uscire con i loro figli come una garanzia. Se ero io con loro, le mamme li mandavano in capo al mondo. :-) E, visto che ormai Davide è una specie di mio alter ego, forse anche con Davide funziona allo stesso modo. :-)
Scritto da: Filippo | 01/10/06 a 00:30
Filippo, mi ha davvero fatto piacere leggere quanto dici...
Se verrai a Torino mi diventa quasi obbligatorio farti da cicerone!
Bye,
Davide.
Scritto da: asmodave | 01/10/06 a 01:28
Marlene, spero di non avere creato casini invitandoti...
Sai che davo per scontato che fossi di Torino?
Mah, sarà una questione di atteggiamenti (nel senso che sembri molto una torinese).
In ogni modo, potremmo sempre convincere tua mamma a farti venire a prendere e riportare da una ragazza...
Dovremmo trovare qualche vicentina...
Forse la cosa migliore è fare leggere a tua mamma il post di Irene e i vari annessi e connessi (compreso questo).
Magari si renderà conto che starai in compagnia di persone adulte ed assennate...
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodave | 01/10/06 a 01:30
Già...beh,davvero sembro una torinese?Beh,se lo fossi stata credo che sarei potuta venire tranquillamente...il problema è appunto la lontananza...bisognerà trovare qualcuno..:-9kiss!Ciao!By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 01/10/06 a 13:35
Eh, sai, parrà strano, ma i torinesi hanno delle caratterisriche ricorrenti...
Tipo: la riflessività, la gentilezza, l'"understatement" e la pacatezza nei modi...
Per contro, hanno anche vari difetti (ed io mi ci metto dentro), i più importanti dei quali sono l'apparente freddezza e il distacco.
Ma, di regola, chi conosce Torino e/o i torinesi di solito cambia idea sulle qualità cattive (specie la freddezza).
La nostra è un'abitudine inveterata, non lo facciamo deliberatamente... E, dietro, di norma, non c'è altezzosità, ma solo l'adesione alla consuetudine.
Bhé, brevemente (si fa per dire, dato che come sempre divago), per quei motivi e perché hai creato un blog ne La Stampa (che io ho l'assurda convinzione leggano solo i torinesi) mi avevi dato l'impressione di essere di queste parti.
In ogni modo, mi impegno a darti una mano a trovare un passaggio!
Bye,
Davide.
Scritto da: asmodave | 01/10/06 a 14:07
Ciao!!!Putroppo non potrò venire al bloggers party.In quei giorni andrò a trovare mio cugino in Toscana,perciò non posso...mi dispiace tantissimo,quanto mi sarebbe piaciuto venire!Vi penserò,comunque la prossima volta cercherò di liberarmi da eventuali impegni.Grazie mille per l'invito,sei stato molto gentile!Ciao!Kiss:-9By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 02/10/06 a 15:22
Come mai non andrai al bloggers party?Beh,hai ragione,magari ci vedremo il prossimo!!Ciaooo!
Scritto da: marlene86 | 08/10/06 a 13:35
Sarò al Palaisozaki di Torino per la premiazione di "Parole in corsa", concorso letterario organizzato dalla GTT e arrivato alla terza edizione.
Andrò (con questo dovendo per forza rinunciare al bloggers party), ma, devo ammetterlo, sono attratto e spaventato dalla cosa...
Tra i membri della giuria ci sono Culicchia, Gambarotta, Gorlier, Elena Testa e altra gente di quel calibro.
E' difficile da capire, ma se è vero che perdere mi dispiacerebbe, non è che vincere non mi faccia paura... I racconti vincitori (oltre ad essere pubblicati su un libro) verranno letti in pubblico e io, come dire, ho paura che il mio racconto sia un po' troppo, ehem-ehem, ardito...
Bah, come se dice?
"Hai voluto la bicicletta? Mo' pedala!"
Ciao,
Davide.
Scritto da: asmodave | 08/10/06 a 19:58
Beh,complimenti!Ma che racconto è?Comunque spero davvero per te che vincerai!In bocca al lupo!Ciao,kiss:-9By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 08/10/06 a 20:10
lo trovi sia qui, nel mio blog, nella sezione racconti, sotto "a little story of baquo", sia sul sito di GTT: http://www.gtt.paroleincorsa.org/
lì devi andare col "cerca" su "terranova".
ripeto: è troppo "hard" per vincere in una occasione come quella.
e il mio non è sminuirmi: è proprio costatare un fatto...
ti vedi gli allievi della "sergio tofano" che leggono davanti a qualche migliaio di persone un racconto de(l)genere?
;-)
Ciao,
davide.
Scritto da: asmodave | 09/10/06 a 09:22
Ho letto il tuo racconto,mi è piaciuto!Bah,chissà,potrebbe anche vincere,è scritto molto bene.E' sì un po' ardito,ma io non me ne preoccuperei.Comunque complimenti,ho letto anche altri racconti,mi è piaciuto molto "Torturatori e torturati",ma anche gli altri sono belli!Buona fortuna per il concorso!!Ciao,kiss:-9By Marlene86
Scritto da: marlene86 | 09/10/06 a 14:12
Ciao marlene...
mi stupisci sempre...
quanti anni hai?
15?
"T & T" non è certo un racconto "facile"... Solo lo scriverlo, con quell'incasinarsi di tempi (è un miracolo che ci abbia preso con la consecutio temporum) mi ha creato non poche difficoltà...
pensavo che "a little story of baquo" fosse "pericolosamente osceno"...
ma se tu dici che non ti ha shoccato è già un buon segno.
ciao,
Davide.
Scritto da: asmodave | 09/10/06 a 16:01