29/11/2005
Devo essere franco: l'argomento che ho scelto ieri è stato frutto, in sostanza, del caso.
Questo Blog vorrebbe essere come una finestra che si affaccia sulla mia mente, e la mia mente è quella di una persona che fa una certa fatica a riconoscersi nella società contemporanea per quello che è, e per come funziona.
In "A sick sad world" mi dicevo stupito e orripilato per i fatti degli ultimi giorni, e per quanto era stato denunciato a proposito dell'Iraq e delle armi al fosforo bianco che lì sono state usate.
Purtroppo, quanto è accaduto a Bologna è successo nuovamente a La Spezia e a Roma, e ciò mi costringe a soffermarmi sull'argomento, per quanto ne farei volentieri a meno.
Il primo pensiero che viene da fare è questo: dietro questi comportamenti c'è emulazione?
Direi di sì.
La conclusione cui un sociopatico violento può arrivare in questi giorni è, per quanto politicamente scorretto sia asserirlo, terribilmente lineare: "se è così facile aggredire una donna e abusarne, perché non lo posso fare pure io?"
Tant'è che, di primo acchito, verrebbe da chiedersi: ma è giusto divulgare certe informazioni?
Non voglio esagerare con le convinzioni sentenziose, però non è strano costatare come a seguito della denuncia di comportamenti particolarmente aberranti da parte dei media segua un'impennata proprio in quei comportamenti?
La televisione o i giornali parlano di "sassi lanciati dai cavalcavia" e, guarda un po', "i sassi lanciati dai cavalcavia" improvvisamente aumentano.
Il secondo pensiero che viene da fare è: possibile, come hanno asserito ieri sera al TG 5, che 2 italiani su 3 (il 66% della popolazione!) siano favorevoli alla castrazione chimica?
Cosa può esserci di buono in un rimedio che viola così drasticamente l'integrità del corpo e della mente dello stupratore?
Di buono c'è, verrebbe da dire di istinto, che avendo loro per primi violato corpo e mente di un altro individuo, si meritino una punizione siffatta, se non altre ancora più terribili.
Però...
A dare il titolo a questo post è un famoso adagio nietzschiano.
"Il rimedio è peggiore del male": ecco, credo che possa dirsi vero sia riguardo alla necessità o giustezza della divulgazione di certe informazioni sia circa la castrazione chimica.
Quanto al primo discorso, non è solo una questione di "diritto di cronaca", è proprio un fatto che inerisce alla necessità di rappresentare la realtà per quello che è, per quanto essa sia mostruosa, sgradevole e disgraziata.
In effetti, in questo particolare caso, forse la denuncia di comportamenti sbagliati e guasti come quello di Bologna può spingerci a dire: "Dovesse capitare a me una cosa del genere, interverrei di certo". Basta pensare a come possono sentirsi ora coloro che non sono intervenuti a seguito della denuncia da parte dei media del loro ignobile atteggiamento per rendersi conto che sia stato giusto parlarne (e, per converso, per rendersi conto di quanto sarebbe sbagliato tacere circa certi argomenti, o anche solo metterli in sordina).
Quanto alla seconda questione, come il baffuto di Roecken rilevava, una volta che si è preso atto dell'evidenza delle pulsioni, c'è il rischio che la morale posta come argine alla pura bestialità diventi essa stessa bestialità, per eccesso di "regolamenti" ed eccesso di "bigottismo".
Credo che l'esempio calzi a pennello.
Sciogliere i testicoli di un uomo mi sembra un'ottima maniera per "fabbricare" mostri, e non uno strumento per limitarne la bestialità.
Tant'è che non sono pochi gli psicologi che fanno notare come una volta che individui che abbiano subito un tale trattamento siano rimessi in libertà, possano fare danni ben peggiori di quelli che li hanno portati alla castrazione chimica.
Abbiamo delle leggi penali che non ci soddisfano?
Bene, cambiamole, ma non giungiamo all'estremo di porre rimedio al male con un male ancora più grande.
Bye,
Davide.
No, aspè, non è che si sciolgono i testicoli degli uomini... la castrazione chimica è che praticamente(suona bene, vero?)ai sessuomani come noi ci danno dei farmaci che ci abbassano gli ormoni e ci tranquillizzano e quando vediamo una figliola nonce ne importa più niente e passiamo avanti senza neanche un pensiero sconvenevole... se ho capitobene.
P.S. di chi è quel basco che si vede dietro il capocchione?
Scritto da: Dab | 29/11/05 a 21:03
Ma chiaro che non viene sciolto niente a nessuno...
E' una citazione (inconscia, peraltro, nel senso che non è una frase che *vuole fare* la citazione): conosci il mitico "Preacher" di Ennis e Dillon?
Se sì, sai di cosa parlo, se no, è un fumetto, ed è pure un bellissimo fumetto...
Ecco, in uno degli ultimi episodi, un'amica della protagonista, mentre aspetta la stessa in un bar, si sente raccontare dal barista come, per un tragico errore di persona, lo abbiano castrato chimicamente...
E mentre lei si meraviglia della flemma di lui, gli dice: "Ma come, le hanno disciolto i testicoli e lei è così tranquillo?"
Ecco spiegato l'arcano ("Ar cane? Ecchiseloin####, la cane", aggiungo così, tanto pour rire)...
Cmnq, esistono livelli diversi di castrazione chimica, ma, su tutto, ho scoperto on line, esistono diversità grossissime su il "per quanto tempo si viene castrati" e il "in che modo si viene castrati".
Infine: sì, mio è
l'ufficio, mio è il testone e mio è il basco...
E senza volere essere cattivi (sto costatando un fatto, tout court) io non gli ho mai dato valenza politica...
Anzi, manco pensavo potesse avercela, una "valenza politica" il mio cappelluzzo santo!
Bye,
D.
Scritto da: asmodeo | 29/11/05 a 21:47
Il cappelluzzo sarà santo anzi lo è soprattutto addosso a te, ma non mi posso dimenticare la foto con le bretelle rosse; argh l'ho persa...
Scritto da: camilla | 30/11/05 a 16:54
Per fortuna l'ho persa pure io...
No, scherzo, cmnq, sì, l'ho persa davvero.
Bye,
D.
Scritto da: asmodeo | 30/11/05 a 17:08